RoDyMan, il robot pizzaiolo sviluppato dal Prisma Lab dell’Università Federico II di Napoli, diretto dal professor Bruno Siciliano. Nel 2018 sarà in grado di impastare, farcire e cuocere una vera pizza napoletana.
Il settore alimentare, in cui l’automazione è finora entrata soprattutto nelle fasi di confezionamento ma meno di frequente in quelle di processo, può costituire un importante mercato per produttori di robot e system integrator. Se ne è parlato durante EMO Milano 2015 in occasione di un convegno organizzato da SIRI e Ucimu-Sistemi per Produrre. Dal robot pizzaiolo al cake designer.
di Riccardo Oldani
Uno degli ambiti di maggiore interesse per la robotica industriale è quello delle applicazioni nel settore alimentare. La sempre maggiore agilità e versatilità dei robot consente oggi nuovi impieghi in questo comparto produttivo, in cui l’automazione è finora entrata soprattutto nelle fasi di confezionamento, ma meno di frequente in quelle di processo. Del tema si è parlato nell’ultima edizione di EMO 2015 in occasione di un convegno intitolato “RoboFood 2015 - La robotica protagonista nell’industria alimentare”, organizzato da Siri (www.robosiri.it), l’associazione italiana di robotica e automazione, e da Ucimu-Sistemi per Produrre (www.ucimu.it).
Il braccio robotico LBR di KUKA, qui in una cella dimostrativa allestita nella nuova sede italiana dell’azienda a Rivoli, è stato pensato per attività collaborative che possono trovare interessanti impieghi nel settore alimentare.
UN BANDO EUROPEO APERTO
L’occasione è stata propizia anche per delineare le opportunità di finanziamento a livello europeo di progetti di automazione del food. Ne ha parlato Andrea Gentili, Deputy Head of Unit nella Direzione generale per la Ricerca e l’Innovazione della Commissione Europea, che ha presentato il programma di lavoro 2016-2017 di Horizon 2020, il grande progetto di finanziamento della ricerca europeo. Con un bando aperto lo scorso 13 ottobre e destinato a chiudersi il 21 febbraio di quest’anno sono previsti ingenti finanziamenti, di cui 160 milioni di euro destinati al programma FOF, Factory of the Future. “Sono privilegiate soluzioni particolarmente flessibili, che possono rivelarsi molto interessanti per le nostre piccole e medie imprese e per il settore food”, ha detto Gentili.
I robot possono rendersi utili anche per la coltura degli alimenti e non soltanto nelle fasi di processo. L’Università olandese di Wageningen ha sviluppato un automa in grado di raccogliere i peperoni maturi senza danneggiarli.
PROGETTI SCIENTIFICI
Tra i progetti presentati al convegno, due provengono dal mondo accademico e, in particolare, dal PMAR Lab, gruppo robotico dell’Università di Genova guidato da Rezia Molfino, che è anche presidente di Siri, e dal Prisma Lab dell’Università Federico II di Napoli, diretto da Bruno Siciliano. Il prototipo di robot sviluppato a Genova è pensato per assistere la coltivazione in serra del basilico. Si tratta di una macchina capace di individuare l’insorgere di particolari malattie che danneggiano le foglie, prelevare campioni per analisi e anche somministrare eventuali cure in modo molto mirato, perfino sulle singole piantine. Il robot sviluppato a Napoli, invece, è un umanoide, dotato di testa e due bracci, che entro il 2018 sarà in grado di realizzare una pizza napoletana partendo dall’impasto. Denominato RoDyMan, il robot, ha spiegato Bruno Siciliano: “svilupperà nel robot una manualità particolare, cioè la capacità di manipolare oggetti elastici e cedevoli come la pasta per la pizza, che può essere impiegata in settori industriali, dal tessile all’alimentare, ma anche in chirurgia, attualmente di difficile penetrazione per i robot”.
Sempre più diffuse sono le applicazioni dei robot nel food processing per compiere operazioni di elevata precisione. Questo, ancora in fase di prototipo, è un robot per la dissezione e il confezionamento dei polli sviluppato negli USA alla Georgia Tech University.
LA RISPOSTA DEI PRODUTTORI
Diverse, poi, le realizzazioni pratiche mostrate da aziende come KUKA, COMAU e Tiesse Robot, rappresentante per l’Italia di Kawasaki. Le applicazioni sono moltissime: dal taglio della carne con speciali lame o dei tramezzini confezionati con un raggio a infrarossi al confezionamento di confetture, dal taglio e confezionamento di formaggi alla guarnizione di tortine o pizzette, dallo scarico di casse di limoni con cernita dei frutti all’incisione delle baguette prima dell’infornata. Tutte innovazioni che vanno nella direzione indicata da Eugenio Alessandria, responsabile per gli investimenti, l’innovazione e l’automazione del gruppo Ferrero, secondo cui “bisogna uscire dalla visione automotive-oriented della produzione di robot e lanciare prodotti più specifici per il food, setting variabili e molto più flessibili e algoritmi specifici in grado di rendere queste macchine sempre più adatte ad ambienti di lavoro molto complessi, a lavorazioni diversificate e alla coesistenza con gli addetti”.
Makr Shakr è l’idea di robot bartender, capace di preparare cocktail di ogni tipo, sviluppata dall’omonima startup italiana, da poco fondata per iniziativa di Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab all’IMT di Boston.