Il relitto di uno dei leggendari vascelli della flotta del Re Sole, “La Lune”, naufragato nelle acque antistanti Tolone il 6 novembre 1664, sorge dalle acque dopo secoli d’oblio. Grazie alla tecnologia 3DEXPERIENCE di Dassault Systèmes l’impresa del ritrovamento si è rivelata una campagna archeologica spettacolare, condotta da Michel L’Hour e il suo team. Esplorando i fondali e i loro tesori nascosti grazie alla realtà virtuale, l’uomo interagisce con l’ultima frontiera inesplorata del pianeta.
di Corrado Dal Corno
La rivoluzione dell’archeologia sottomarina ruota attorno a La Lune, un vascello del Re Sole, Luigi XIV. L’intricato contesto politico del 1664, anno in cui si verificò l’affondamento, il perfetto stato di conservazione del relitto, una sorta di enorme forziere con 60.000 oggetti al suo interno, e il recente ritrovamento al largo di Tolone, in Francia, hanno contributo alla realizzazione di un sito web archeologico di grande interesse: www.operationlune.com/en/.
La Marina Militare Francese, i pionieri del 3D di Dassault Systèmes (www.3ds.com) e il famoso archeologo Michel L’Hour con il suo team si sono avvalsi dell’innovativa tecnologia 3DEXPERIENCE di Dassault Systèmes per esplorare, catalogare e recuperare reperti dal sito archeologico che giace a una profondità di quasi 100 m. Il ritrovamento de La Lune ha consentito inoltre di collaudare nuove tecniche e apparecchiature avanzate per l’esplorazione sottomarina. Il lavoro della squadra di L’Hour e le sue scoperte avranno un impatto significativo su tutte le future ricerche e attività negli abissi marini.
L’applicazione della tecnologia 3D più avanzata all’archeologia sottomarina non solo rivela il passato, ma anticipa il futuro del nostro pianeta sommerso. Esplorando i fondali e i loro tesori nascosti grazie alla realtà virtuale, l’uomo può interagire con l’ultima frontiera inesplorata del pianeta. Per la prima volta nella storia, la tecnologia 3DEXPERIENCE di Dassault Systèmes consente di individuare e recuperare reperti a decine di metri di profondità, catalogandoli con cura e condividendoli con gli esperti e con il grande pubblico.
ESPLORAZIONE VIRTUALE
I relitti di navi sono “capsule del tempo” di grande rilevanza storica, perché spesso sono perfettamente conservate dal momento del loro affondamento. Tuttavia, i rischi e le difficoltà dell’archeologia sottomarina hanno consentito finora di esplorare accuratamente solo pochi siti in acque profonde.
Maree e correnti, meteo avverso, limiti fisici dei sommozzatori e costi esorbitanti limitano la disponibilità di tempo e risorse per gli archeologi che devono lavorare sui fondali degli oceani. Sono imprese inevitabilmente lente e costose. Alcuni relitti giacciono a quasi 2.000 m di profondità e non possono essere raggiunti da un sommozzatore. Inoltre, lo scorrimento dei fondali può portare alla luce o seppellire intere navi, che appaiono e scompaiono a seconda del periodo. È difficile anche condividere i reperti con il pubblico, perché questi siti a profondità abissali non sono visitabili. E persino il migliore degli archeologi, quando lavora a centinaia di metri di profondità, rischia di interferire con l'ambiente e danneggiare i reperti ancora intatti, ma spesso delicati, che si trovano nel sito.
Al centro del relitto, l’ancora di riserva è ancora indirizzata verso l’albero maggiore, ai piedi del quale veniva posizionata. Sullo sfondo, i cannoni della batteria di dritta de La Lune.
A SPASSO SULLA LUNA
Una telecamera subacquea montata su un veicolo comandato a distanza (ROV) cattura le immagini del vascello da 420 m2 con precisione assoluta, generando una riproduzione realistica in 3D. I risultati vengono quindi condivisi grazie alla tecnologia 3DEXPERIENCE. Utilizzando speciali caschi e dispositivi per la realtà virtuale, il team può accedere al relitto ed esplorarlo in totale sicurezza, restando a terra o sulla nave madre. Quest’ultima è dotata di un tavolo digitale di 1,5 m2 sul quale vengono visualizzati i reperti appena raccolti e che rappresenta il “cervello” del progetto. Con quest’unica fonte di dati, tutto il team collabora per sviluppare una strategia di scoperta e recupero dei reperti e per perfezionare dettagli e tattiche, senza interferire minimamente con il sito. La successiva esplorazione fisica del relitto sfrutta la tecnologia di addestramento in realtà virtuale di Dassault Systèmes per garantire la massima efficienza dei sommozzatori e delle apparecchiature, riducendo al minimo i rischi di danneggiamento del relitto e pericolo per le persone.
Il lancio del dispositivo di osservazione ROV, Robotic Ocean Vessel, del DRASSM (il dipartimento francese di ricerche archeologiche subacquee e sottomarine) dal ponte dell’André Malraux. Questo robot è dotato di videocamera e di fotocamera per rilevare i dati sottomarini necessari per realizzare la ricostruzione 3D del sito archeologico.
ADATTO ALLO SCOPO
Il team dell’operazione La Lune può contare su uno scafandro avanzatissimo, una sorta di esoscheletro che consente di scendere fino a oltre 300 m e restare a quella profondità potenzialmente per 48 ore. In tutto il mondo esistono solo 24 esemplari di questi scafandri, spesso utilizzati per sollevare i missili. Il vantaggio è che consentono di operare con molta più precisione e delicatezza rispetto a un sottomarino telecomandato.
Per addestrare l’equipaggio, il team utilizza la realtà immersiva in 3D per sfruttare al meglio le caratteristiche dello scafandro stesso e altre preziose attrezzature subacquee. Cedric Simard, direttore del progetto La Lune di Dassault Systèmes, spiega: “L’addestramento sull’uso delle attrezzature e sulle tecniche di recupero dei reperti in un ambiente di realtà virtuale assicura la massima efficienza sott’acqua. Sfruttando meglio il tempo a disposizione e operando con cura e precisione sul fondale, dove ogni secondo è importante, si ottengono grandi benefici”.
Aggiunge Michel L'Hour: “Grazie alla tecnologia 3D immersiva possiamo sorvolare il relitto in un abisso virtuale. Finora non avevamo mai potuto vedere il fondo del mare con tanta chiarezza. È come immergersi in acqua per provare strumenti e tecniche senza alcuna problematica. Possiamo fare pratica e perfezionare tutte le manovre sulla terraferma”.
A bordo dell’André Malraux un archeologo si sta esercitando con il simulatore archeologico sottomarino 3D sviluppato da Dassault Systèmes. Il casco speciale per la realtà virtuale e il sistema “aptico” riproducono il controllo delle estremità inferiori e delle pinze dello scafandro Newsuit usato per il relitto La Lune dalla Marina Francese.
VIAGGIO NEL TEMPO
Il team spera di recuperare cannoni, vasellame e stoviglie delicati, bottiglie di vetro e strumenti musicali. Tuttavia, dopo 350 anni in fondo al mare, i reperti si disintegrano se non vengono trattati subito dopo il recupero. Grazie alla tecnologia di Dassault Systèmes sono generati modelli 3D di tutti gli oggetti in loco. Potendo accedere a questi modelli digitali tridimensionali realistici ed estremamente accurati, gli esperti di conservazione possono pianificare con più cura il recupero e la conservazione una volta riportati in superficie.
Questo archivio permanente in 3D, insieme ad altre risorse e dati di questo progetto, diventerà una sorta di macchina del tempo virtuale che mostrerà le diverse fasi della vita della Lune. Molte delle scoperte del progetto sono già state pubblicate online sul sito www.operationlune.com/en/technologies/, dove archeologi, studiosi e semplici appassionati o curiosi possono esplorare il vascello senza bagnarsi neppure un dito.
A bordo dell’André Malraux il team delle operazioni La Lune (archeologi, esperti di tecnologie 3D, dei sistemi Newsuit e ROV) simulano le operazioni programmate per il giorno seguente. Il relitto è stato ricostruito in 3D in tempo reale da Dassault Systèmes.
RIVELAZIONE FRANCESE
I lavori in corso su La Lune, che già tanto hanno rivelato, stanno aprendo una nuova era nell’archeologia sottomarina. Finalmente si potranno aprire altre “capsule del tempo” finora inaccessibili.
Il mistero de La Lune è affascinante. Era una copertura per il re? Una saggia precauzione contro la peste? Forse non scopriremo mai le vere circostanze della sua fine. Una troupe cinematografica specializzata in riprese sottomarine sta filmando questa drammatica esplorazione per una serie di documentari intitolata: “Objective Moon - Rebirth of The Sun King's Flag Ship” (Missione Luna: La rinascita della nave ammiraglia del Re Sole). Il loro lavoro dimostra come i relitti non cedano facilmente i propri tesori e misteri. Ma la scienza unita alla tecnologia 3DEXPERIENCE svelano nuovi misteri ogni giorno, riportando alla luce la storia del vascello La Lune a oltre tre secoli di distanza dalla sua scomparsa in mare.
Ricostruzione 3D, eseguita dal team di Dassault Systèmes, di un contenitore in ceramica appartenente al relitto La Lune.
STORIA DE “LA LUNE”, UNA TRAGEDIA DEL MARE (TOLONE, 16 NOVEMBRE 1664)
Su pressione del Re Sole, Luigi XVI, il vascello La Lune si vide rifiutare l’accesso al porto di Tolone sul Mediterraneo. L’imbarcazione per il trasporto di truppe, ben equipaggiata e fornita, rientrava da una missione sulle coste degli stati barbareschi a supporto di un'operazione militare nell'odierna Algeria. In quell'area Luigi voleva porre fine ad ogni attività dei pirati. Carica di truppe, cibo e cavalleria, la nave era provvista di un’enorme cambusa (cucina) per soddisfare l’appetito di ufficiali ed equipaggio durante quella che si pensava sarebbe stata una facile vittoria per la Francia. Quando La Lune arrivò sulle coste del Nord Africa, l’armata francese stava per essere sopraffatta da un esercito nemico di 12.000 soldati. Le navi ancorate al largo erano attaccate ripetutamente dai pirati, con ingenti perdite su entrambi i fronti.
La Lune si avvicinò il più possibile alla costa e fu assaltata da forze nemiche e imbarcazioni veloci sospinte da schiavi, determinate a impossessarsi della nave, del suo carico prezioso e della ciurma. Quando La Lune si ritirò dal teatro di guerra, a bordo erano ormai saliti oltre 1.000 soldati non francesi. Ufficiali, membri dell’equipaggio e aiutanti di campo avevano trovato rifugio sulla nave come unica via di scampo dal massacro. Molti erano gravemente feriti e morirono durante il viaggio di ritorno. Nella fuga rocambolesca, La Lune non ebbe né il modo né il tempo di scaricare nulla a terra. La vecchia nave, danneggiata e sovraccarica, riprese la via di casa con i suoi sopravvissuti. Cannoni, cibo, munizioni, armi ed effetti personali erano ancora tutti a bordo. Per paura di un contagio pestilenziale, dopo quattro giorni di navigazione il porto di Tolone respinse l'imbarcazione, che restò al largo del porto reale e venne dirottata verso le vicine Isole Hyeres, dove i sopravvissuti sarebbero stati messi in quarantena. Ma dopo otto chilometri di questo nuovo viaggio maledetto, La Lune affondò in un abisso di quasi cento metri. 400 persone avevano già abbandonato la nave, 60 furono salvati, gli altri, circa mille uomini e donne, morirono.
Per esplorare La Lune, visitare il sito www.operationlune.com/en/technologies/
Franca Cibecchini, archeologa, Paul-Henri Nargeolet (lo scopritore del relitto La Lune, insieme all’ IFREMER, Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer) e Michel L’Hour esaminano un piccolo vaso in ceramica ritrovato dai robot.
© fotografie: Osada/Seguin/DRASSM (Département des recherches
archéologiques subaquatiques et sous-marines, the French organization
for archeological and underwater research)/Grand Angle/Dassault
Systèmes/Arte (Arte is a French-German television channel).