Secondo l’azienda americana Cybersecurity Ventures entro il 2025 saranno archiviati oltre 200 zettabyte gestiti da provider pubblici e privati.
Il Cloud, invenzione che ha rivoluzionato l’informatica, ha da poco compiuto 25 anni. Tutto iniziò il 26 ottobre 1997: in una conferenza a Dallas, Ramnath Chellappa pronunciò per la prima volta in ambito scientifico le parole “cloud computing”…
di Federica Conti
Se i computer hanno cambiato le nostre vite, c’è una tecnologia che ha cambiato per sempre il modo di utilizzarli: il cloud. La “nuvola” ha festeggiato da poco i 25 anni: un’invenzione che ha dato impulso alla quarta rivoluzione industriale. La prima persona a utilizzare il termine “cloud computing” in ambito accademico fu il prof. Ramnath Chellappa durante una conferenza a Dallas il 26 ottobre 1997. Oggi il 60% delle imprese italiane utilizza il cloud (al 5° posto in Europa) per un mercato che globalmente vale 484 miliardi di euro, con un giro d’affari previsto per il 2030 superiore ai 1.500 miliardi di euro (+15,7% di crescita annua). “Il cloud ha permesso di ripensare radicalmente tutti i processi di digitalizzazione: risparmio, personalizzazione e ottimizzazione delle risorse sono elementi indispensabili per chi fa impresa”, afferma Federico Soncini Sessa, CEO di Mia-Platform.
Federico Soncini Sessa, CEO di Mia-Platform.
PARTIAMO DAL 1997
L’avvento sul mercato dei DVD destinati a soppiantare le vecchie VHS, il debutto delle TV a schermo piatto, i primi SMS rigorosamente di 160 caratteri e l’alba di internet dove Netscape era il browser più utilizzato. Il 1997 è stato un anno particolarmente prolifico in termini di progresso tecnologico, anche grazie a un’intuizione destinata a cambiare il mondo informatico. Il 26 ottobre del 1997, infatti, Ramnath Chellappa, professore d’informatica e operations management, pronuncia per la prima volta in ambito scientifico le parole “cloud computing”. Ci troviamo in un contesto universitario: una conferenza a Dallas dal titolo “Intermediaries in Electronic Markets”, dove l’accademico definì il cloud computing come “un nuovo paradigma informatico in cui i confini saranno determinati dalla logica economica piuttosto che dai limiti tecnologici”.
Gli anni ’90 sono stati a tutti gli effetti il decennio in cui si sono gettate le basi della tecnologia cloud: diverse aziende hanno iniziato a offrire i primi servizi digitali e il termine si è diffuso con sempre maggiore successo tra addetti ai lavori e consumatori. Oggi si può affermare che il cloud computing è stata una delle invenzioni che ha cambiato per sempre l’information technology: ha permesso a milioni di aziende di alleggerirsi dall’acquisto e dal mantenimento di data center e server fisici spostando nella nuvola digitale tutte le funzioni operative.
“Il cloud è una rivoluzione tecnologica che non ha ancora smesso di portare benefici: sempre più imprese si affidano al cloud e alle tecnologie cloud native per costruire architetture IT flessibili, scalabili e sicure che garantiscano agilità, risparmio e ottimizzazione delle risorse, elementi vitali per il successo di qualsiasi organizzazione. Non è una semplice tecnologia: è un nuovo modo di fare innovazione per le imprese e le persone”, afferma Federico Soncini Sessa, CEO di Mia-Platform, tech company 100% italiana specializzata nella costruzione di piattaforme digitali cloud-native.
Il Prof. Ramnath Chellappa è stata la prima persona a portare alla ribalta pubblica il termine cloud computing.
IL MERCATO
Le cifre parlano di un mercato globale da 484 miliardi di euro, come afferma il recente report di Grand View Research, che ha anche previsto un giro d’affari per il 2030 di oltre 1.500 miliardi con un +15,7% di crescita annuale. Nell’anniversario del cloud qual è stata la situazione in Italia e in Europa? Secondo Eurostat il 60% delle imprese italiane ha dichiarato di utilizzare servizi cloud per un mercato che l’Osservatorio Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano quantifica in 4,5 miliardi di euro (+15% rispetto al 2021). Il dato dell’adozione del cloud da parte delle imprese italiane (60%) è stato superiore alla media europea (42%) e ha posizionato il Belpaese al 5° posto nel continente, davanti a Germania (40%) e Francia (30%), in una classifica capeggiata dalla Svezia (75%) e chiusa dalla Bulgaria (13%). Il report di Eurostat ha specificato che il 79% delle aziende utilizza il cloud per la posta elettronica (l’Italia è prima in questa classifica con il 96%), il 68% per lo storage e il 58% per gli applicativi sulla sicurezza. Numeri importanti, ma inferiori per quanto riguarda le applicazioni software per finalità più avanzate, come finanza/contabilità (48%), CRM (27%) e pianificazione delle risorse aziendali (24%).
Il 60% delle imprese italiane dichiara di utilizzare servizi cloud, un dato superiore alla media europea calcolata da Eurostat (42%) che posiziona il Belpaese al 5° posto.
UNA PIATTAFORMA VINCENTE
Questi numeri fanno comprendere quanta strada è possibile ancora compiere per distribuire il paradigma cloud sugli altri ambiti dell’infrastruttura IT. A questo proposito Mia-Platform, inserita per il secondo anno consecutivo nella classifica “FT 1000 Europe’s Fastest Growing Companies” del Financial Times, ha da poco lanciato l’ultima versione della sua piattaforma, Mia-Platform v10, con nuove funzionalità che semplificano e accelerano il rilascio di applicazioni e servizi digitali, garantendo un’esperienza di sviluppo ottimizzata agli utilizzatori della piattaforma.
Uno studio di Accenture ha rilevato che le aziende che migrano dai server fisici al cloud generano una riduzione del 65% del consumo di energia e una riduzione dell’84% delle emissioni di carbonio.
“Con Mia-Platform v10 il nostro obiettivo è rendere sempre più semplice e veloce per le aziende lo sviluppo di nuovi applicativi e prodotti digitali. Il cuore dell’innovazione di Mia-Platform risiede nel suo approccio modulare e componibile, che permette il riutilizzo di componenti software e di microservizi pronti all’uso specifici per diversi settori merceologici, con un notevole risparmio di costi e tempi di delivery. Altra parola chiave della nostra offerta è collaborazione, con una solida rete di partner internazionali che, da un lato, integra i migliori componenti tecnologici all’interno del nostro catalogo e, dall’altro, ci supporta nel portare a mercato il nostro prodotto, in un’ottica di sinergia virtuosa e di ecosistema”, aggiunge Federico Soncini Sessa.
Secondo Gartner il paese con la spesa cloud più alta sono gli Stati Uniti: nel 2022 per i servizi cloud verrà destinato il 14% della spesa complessiva destinata
DIECI “SEGRETI” DEL CLOUD
Flessibilità, sicurezza, capacità di accesso da qualsiasi parte del mondo in modalità self-service, prezzi tailor made a seconda delle esigenze richieste: questi sono solo alcuni vantaggi relativi al cloud computing e alle infinite possibilità che hanno i provider di erogare servizi accessibili da remoto e accelerare notevolmente il time-to-market delle imprese. In 25 anni il cloud computing ha avuto un impatto radicale nell’universo IT andando a ripensare le infrastrutture informatiche aziendali: vediamo allora 10 curiosità, secondo un’indagine condotta da Espresso Communication per Mia-Platform sulle principali testate internazionali, che hanno contraddistinto la storia e l’evoluzione fino a oggi del cloud computing.
I settori finanziari, assicurativi e bancari rappresentano la principale industria che realizza ricavi da servizi cloud con il 25%.
1.Un mare di dati. Secondo l’azienda americana Cybersecurity Ventures entro il 2025 saranno archiviati oltre 200 zettabyte (l’equivalente di 1 triliardo di byte) gestiti da provider pubblici e privati. Dal 2022, inoltre, oltre il 60% dei dati aziendali viene archiviato nel cloud.
2.La prima volta. Se il Prof. Ramnath Chellappa è stata la prima persona a portare alla ribalta pubblica il termine cloud computing, alla fine del 1996 questo termine era comparso anche all’interno di un documento interno della Compaq, realizzato da George Favaloro e Sean O’Sullivan.
3.Italia quinta in europa. Il 60% delle imprese italiane dichiara di utilizzare servizi cloud, un dato superiore alla media europea calcolata da Eurostat (42%) che posiziona il Belpaese al 5° posto davanti a Germania (40%) e Francia (30%). In testa la Svezia (75%), mentre chiude la Bulgaria (13%).
Mediamente un dipendente di un’azienda utilizza 36 servizi cloud-based nella propria routine quotidiana.
4.Nuvola verde. Uno studio di Accenture ha rilevato che le aziende che migrano dai server fisici al cloud generano una riduzione del 65% del consumo di energia e una riduzione dell’84% delle emissioni di carbonio. I centri di calcolo si spostano verso aree più fredde o addirittura sott’acqua.
5.A stelle e strisce. Secondo Gartner il paese con la spesa cloud più alta sono gli Stati Uniti: nel 2022 per i servizi cloud verrà destinato il 14% della spesa complessiva destinata all’IT. Gli USA hanno anche il maggior numero di data center al mondo con 2.653, seguiti da UK (451) e Germania (442).
6.Chi ci guadagna di più. I settori finanziari, assicurativi e bancari rappresentano la principale industria che realizza ricavi da servizi cloud con il 25%. Al secondo posto ci sono i servizi di Information Technology mentre chiudono il podio della ricerca Grandview Research le telecomunicazioni.
La parola è stata scelta per indicare una massa, apparentemente impalpabile ed eterea, ubicata in una dimensione lontana. Proprio come una nuvola.
7.Dipendenti da cloud. Posta elettronica, servizi di archiviazioni file, utilizzo di software, sicurezza, CRM, ma non solo. Mediamente un dipendente di un’azienda utilizza 36 servizi cloud-based nella propria routine quotidiana.
8.Etereo come una nuvola. Perché si è optato proprio per il termine cloud? Questa parola è stata scelta per indicare una massa, apparentemente impalpabile ed eterea, ubicata in una dimensione lontana. Proprio come una nuvola.
Secondo un report Newzoo ci sono 31,7 milioni di giocatori nel mondo che spenderanno 2,4 miliardi di dollari in servizi e giochi cloud-based entro la fine del 2022.
9.Cloud Gaming. Business anche nei videogiochi. Secondo un report Newzoo ci sono 31,7 milioni di giocatori nel mondo che hanno speso 2,4 miliardi di dollari in servizi e giochi cloud-based entro la fine del 2022. L’Europa vale il 30% di questo mercato, dietro ad Asia e Pacifico con il 36,5%.
10.Smart Working Accelerator. Una ricerca della società americana di consulenza e ricerca del personale Robert Half afferma che uno smart worker su tre preferirebbe lasciare il lavoro piuttosto che tornare in ufficio. La tecnologia del cloud computing ha reso più accessibile il lavoro a distanza. ©TECNeLaB
La tecnologia del cloud computing ha reso più accessibile il lavoro a distanza.