Confinati per anni a pochi settori produttivi, come quello della produzione di veicoli, solo nell’ultimo decennio i robot hanno cominciato diffondersi anche in comparti diversi e a diventare accessibili anche a imprese di dimensioni medie e piccole.
Il mercato degli automi utilizzati nell’industria ha registrato una forte crescita, nonostante le difficoltà dei settori auto ed elettronico, che ne assorbono il maggior numero, e l’instabilità economica generata dalla guerra commerciale tra Cina e USA.
di Riccardo Oldani
In tutto, nel mondo, sono 2.439.543. Stiamo parlando del numero complessivo di robot industriali funzionanti nel pianeta. Una “popolazione” poco più grande rispetto a quella che vive nella città metropolitana di Milano eppure capace di trasformare profondamente non soltanto alcuni settori industriale, come l’automotive e l’elettronico, ma anche di rivoluzionare il rapporto, da sempre problematico e conflittuale, tra uomo e lavoro. La “rivoluzione” robotica, in realtà, è iniziata alla fine degli anni Cinquanta, quando la Unimation, la società fondata dallo scienziato e imprenditore americano Joseph Engelberger, installò il suo primo robot, l’Unimate, in un impianto di produzione di automobili della General Motors.
Per anni confinati a pochi settori produttivi, come quello della produzione di veicoli, appunto, o all’industria pesante, soltanto nell’ultimo decennio i robot hanno cominciato a interessare anche comparti diversi e, soprattutto, a diventare accessibili anche a imprese di dimensioni medie e piccole, e non soltanto ai grandi gruppi industriali. Dal 2008, con l’avvento dei cosiddetti robot collaborativi, o cobot, è anche cambiato il loro modo di rapportarsi all’uomo: le macchine intelligenti, ora, grazie a questo nuovo concetto, possono anche condividere gli spazi di lavoro con le persone, mentre un tempo erano confinate in celle chiuse.
Installazioni annue di robot industriali. Dati IFR, Fonte World Robotics 2019.
CRESCITA ELEVATA E INATTESA
Queste innovazioni, e il concorrere delle tecnologie abilitanti dell’industria 4.0, hanno determinato un cambiamento di scenario nel mercato, che, negli ultimi anni, è cresciuto in modo esponenziale. Secondo i dati più aggiornati della IFR (International Federation of Robotics, la federazione internazionale dei produttori di robot), nel 2018 le installazioni globali di robot industriali sono ammontate a 422.271 unità, con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente. Il valore stimato è di 50 miliardi di dollari. “Un risultato sorprendente”, ha commentato la IFR nel suo Executive Summary dell’anno, “soprattutto perché le principali industrie di destinazione, l’automotive e l’elettronica, hanno avuto un anno difficile e perché due dei principali Paesi di destinazione dei robot, la Cina e gli USA, si sono distinte negativamente in una guerra commerciale che ha diffuso incertezza in tutta l’economia globale”.
L’industria dell’auto resta comunque il principale utilizzatore di robot industriali, con il 30% delle installazioni totali, seguita dal settore elettrico ed elettronico (25%), da quello metallurgico e dei macchinari (10%), dal comparto plastico e chimico (5%) e dal Food & Beverage (3%). Il 19% delle installazioni sfugge però a statistiche accurate, e non se ne conosce il settore finale.
Numero di robot industriali installati nell’industria manifatturiera. Dati IFR, Fonte World Robotics 2017.
UNA PROGRESSIONE INARRESTABILE
Le dimensioni della crescita balzano ancor più all’occhio se si considerano le serie di dati dell’ultimo quinquennio. Dal 2013 al 2018 le installazioni sono cresciute con una media annua del 19%. Tra il 2005 e il 2008, quindi immediatamente prima della crisi economica mondiale, le installazioni si erano attestate intorno alle 115.000 unità l’anno. Dopo il crollo del 2009, con soli 60.000 robot industriali installati, si è assistito a un decollo dell’industria: 120.000 installazioni nel 2010; 254.000 nel 2015; 300.000 nel 2016. Fino al 2017, anno in cui è stata superata la soglia dei 400.000 robot industriali installati in un anno.
Un settore in forte crescita è quello dei robot collaborativi: secondo un’indagine preliminare, al momento a questa categoria si ascriverebbe il 4% dei sistemi venduti complessivamente nel mondo (14.000 unità nel 2018).
SUDDIVISIONE GEOGRAFICA
Quali sono le aree che hanno beneficiato di più di questa crescita? Innanzitutto, occorre dire che il 74% delle unità consegnate è concentrato in 5 Paesi: Cina, Giappone, Stati Uniti, Corea del Sud e Germania. A livello di macroaree è l’Asia a fare da traino con oltre 283.000 sistemi robotici consegnati, appena l’1% in più rispetto al 2017, ma con una quota del 67% del mercato globale.
Cina e Corea del Sud hanno fatto registrare una stasi, compensata dalla forte crescita del Giappone (55.240 unità, +21%). L’Europa nel complesso ha incrementato il suo parco macchine del 14% rispetto all’anno precedente. Dopo la Germania, quinto mercato del mondo, si schiera l’Italia, con 8.500 robot installati secondo IFR – ma molti di più, in realtà, secondo i calcoli senz’altro più precisi di SIRI, l’associazione dei produttori italiani –. Dopo i 75.560 robot venduti in Europa arrivano i circa 55.212 collocati nel continente americano (Nord, Centro e Sud), che ha registrato un incremento del 20%.
Installazioni di cobot rispetto alle installazioni di robot industriali tradizionali. Fonte IFR.
LA SITUAZIONE ITALIANA
Il quadro della situazione in Italia si desume, invece, dai dati forniti congiuntamente da SIRI e da UCIMU-Sistemi per produrre in occasione della fiera LAMIERA del maggio dello scorso anno.
Nella Penisola il 2018 ha segnato il record di robot installati nelle fabbriche. Rispetto agli 8.500 conteggiati da IFR, SIRI calcola invece 9.237 unità, in crescita dell’11,5% rispetto al 2017. In dieci anni (2008-2018) il numero di robot presenti negli stabilimenti produttivi italiani è aumentato del 7,3% medio annuo, ma è “nell’ultimo periodo che la domanda interna ha registrato l’incremento maggiore”, segnala UCIMU. L’85% di questa domanda è stato soddisfatto dalle importazioni (+10,8%). La produzione italiana lo scorso anno ha raggiunto le 3.460 unità (+28,7% sul 2017) e l’export è cresciuto del 39,7% (2.042 unità). La manipolazione si conferma il principale campo di applicazione, con il 76% delle macchine installate nel Paese, seguita dalla saldatura (10%), in crescita dell’8,1% rispetto all’anno precedente.
Molto più complesso stabilire l’apporto di system integrator e sviluppatori di sistemi accessori, come sistemi di presa specializzati, sistemi di visione e sicurezza abbinati a sistemi robotici. Le aziende italiane che operano in questi campi sicuramente primeggiano nel mondo, data la grande specializzazione che hanno acquisito in settori specifici come il Packaging, il Food & Beverage, il trattamento delle superfici, la logistica e l’intralogistica.
Robot di servizio per uso professionale. Dati IFR, Fonte World Robotics 2019.
COLLABORATIVI E DI SERVIZIO
Un settore in forte crescita è quello dei robot collaborativi, di cui però l’IFR non ha ancora effettuato un conteggio preciso a livello globale. Le prime statistiche ufficiali riguardanti questo tipo di automi da parte della federazione dovrebbero riguardare l’anno 2019, e uscire quindi nel 2020. Secondo un’indagine preliminare, però, al momento a questa categoria si ascriverebbe il 4% dei sistemi venduti complessivamente nel mondo (14.000 unità nel 2018).
IFR analizza invece il mercato dei robot di servizio per applicazioni professionali, nei quali sicuramente i cobot possono essere compresi. Parliamo qui di macchine destinate a lavorare insieme con l’uomo in diversi settori, dai veicoli a guida autonoma impiegati nella logistica ai sistemi chirurgici, alle macchine intelligenti usate per manutenzione o ispezione, come per esempio i droni. Il mercato di questo comparto vale, secondo IFR, 271.000 unità, il 61% in più di quelle vendute nel 2017, per un valore complessivo di 9,2 miliardi di dollari. ©ÈUREKA!
In dieci anni, il numero di robot presenti negli stabilimenti produttivi italiani è aumentato del 7,3% medio annuo, ma è “nell’ultimo periodo che la domanda interna ha registrato l’incremento maggiore”, segnala UCIMU-Sistemi per Produrre.