L’industria manifatturiera sta vivendo una fase di trasformazione epocale, non solo in termini di sviluppo, ma soprattutto culturale. Il vero motore di questo cambiamento è l’innovazione, ma gli imprenditori stanno capendo l’importanza di investire nella sostenibilità e nelle risorse interne.
Uno scenario che apre le porte verso un’industria umano-centrica 5.0, che diventa così più moderna, tecnologica, efficiente e produttiva, con meno sprechi, con una migliore gestione delle risorse e che risponde alle esigenze dei giovani e dell’ambiente.
Una conferma di questo cambiamento culturale arriva dall’Osservatorio sull’industria manifatturiera (II quad. ’23), presentato il 6 ottobre da MECSPE, fiera del settore, e MADE Competence Center Industria 4.0, in occasione dell’evento “Il nuovo volto dell’industria manifatturiera”, svoltosi nell’ambito della Milano Digital Week.
All’incontro sono intervenuti, tra gli altri: Marcello Panzone, responsabile Centro Studi di Confindustria Lombardia e responsabile Enterprise Europe Network, Augusto De Castro, Direttore Generale MADE Competence Center Industria 4.0, Maruska Sabato, Project Manager MECSPE, e Pierluigi Petrali, Direttore DIH Lombardia.
Digitalizzazione
Partiamo dal livello di digitalizzazione delle imprese italiane. A che punto siamo? In linea con lo scorso quadrimestre, quasi sette imprenditori su dieci dichiarano di aver avuto nell’ultimo anno una crescita digitale media o alta. Oltre a puntare su tecnologie come sicurezza informatica e robotica collaborativa, in questo momento il tema dell’intelligenza artificiale divide tanti, ma non gli imprenditori.
Cresce, infatti, la quota di chi vede in questa tecnologia nei prossimi anni un importante alleato per l’industria manifatturiera (67% del campione, +8 punti percentuali vs I quad. ’23).
Ed è proprio in questo percorso in continua evoluzione che le imprese hanno bisogno di punti di riferimento quali MECSPE, o i Digital Innovation Hub di Confindustria, tra cui quello lombardo, e i Competence Center istituiti dal MISE, come il MADE, nati per supportare le imprese nel loro percorso di trasformazione digitale.
E i risultati iniziano a vedersi, anche se a oggi serve una maggiore sensibilizzazione sui tanti vantaggi reali che i Competence center e i DIH possono portare alle imprese e al settore in generale (il 48% non le conosce).
Un esempio pratico è la collaborazione in essere dal 2022 tra DIH Lombardia e MADE che ha permesso l’accesso ai servizi di MADE a più di 70 aziende a valle dell’assessment di maturità e che ha generato 8 attività progettuali nel solo 2022. Collaborazione rafforzata anche dalla disponibilità dei fondi del PNRR a disposizione di MADE Competence Center, grazie ai quali le aziende italiane possono sviluppare progetti di trasferimento tecnologico e corsi di formazione con importanti contributi.
Sostenibilità
Insieme alla transizione digitale, nell’industria manifatturiera sta nascendo una sensibilità per le tematiche connesse alla sostenibilità, che non riguarda più solo le grandi imprese, ma anche le PMI. A oggi il livello di conoscenza dei criteri ESG, ad esempio, sale al 46% del campione (+10 p.p. vs II quad. ’22), mentre più di un terzo degli imprenditori (35%) ritiene abbastanza o molto green la propria azienda.
Anche la misurazione dell’impronta di carbonio per valutare l’impatto ambientale inizia a essere un elemento considerato dai manager, tanto che quasi due aziende su dieci conducono regolarmente analisi delle emissioni di CO2 o adottano misure per neutralizzarle. Certo, siamo agli inizi, ma la strada è avviata.
Eppure, quando pensiamo a obiettivi di crescita, innovazione, industria 5.0, sostenibilità, essi non sono raggiungibili se non si hanno le risorse adeguate, e a oggi solo la metà del campione ritiene di avere personale pienamente competente. Non è un caso che tanti imprenditori ritengano come principale criticità proprio il reperimento delle risorse umane.
Come si stanno muovendo i “capitani d’azienda” per migliorare il bagaglio di competenze? Da un lato (il principale) formando il personale interno (58%); dall’altro rivolgendosi all’esterno, stringendo accordi con ITS, IFTS e università (21%) per coinvolgere i giovani, o assumendo nuovo personale già formato (17%).
Oltre alle risorse umane, per poter crescere le aziende hanno bisogno di risorse economiche, e gli incentivi hanno un ruolo importante. Secondo l’Osservatorio, gli incentivi statali Industria 4.0 sono stati utilizzati dal 54% delle imprese, anche se per molti sono importanti per l’innovazione, ma non sufficienti. Guardando agli incentivi che le imprese richiederanno nei prossimi mesi, i più gettonati sono il credito d’imposta beni strumentali per la trasformazione digitale e quello della formazione 4.0.
Riflessioni
“L’Osservatorio MECSPE è nato più di dieci anni fa per raccontare di anno in anno l’evoluzione delle imprese su alcuni temi strategici come l’innovazione, la sostenibilità e la formazione”, afferma Maruska Sabato. “La fotografia di oggi è sicuramente diversa rispetto a quella di pochi anni fa e ci racconta un’industria non solo dalla spinta innovativa ma anche più umana, attenta all’ambiente e alle persone”.
“I dati emersi dall’Osservatorio confermano l’indispensabile ruolo svolto dai Competence Center nel sostegno alle imprese manifatturiere italiane”, esordisce Augusto De Castro. “Oggi, siamo in grado sia di poter offrire corsi di formazione su misura per le aziende con requisiti specifici, sia corsi a catalogo destinati alle diverse funzioni aziendali, con programmi differenziati in base a ruolo e livello di competenze”.
“Il nostro ecosistema crea un terreno fertile per lo sviluppo di soluzioni innovative alle reali sfide che le imprese devono affrontare quotidianamente. Inoltre, il MiMIT ci ha dotato di finanziamenti a fondo perduto per le imprese, all’interno del PNRR: questo ci permetterà di raggiungerne sempre più imprese e di supportarle nella loro trasformazione digitale”, spiega De Castro.
“L’attività della rete dei DIH di Confindustria, e, in particolare del DIH Lombardia, si conferma come un elemento essenziale per connettere le imprese e i loro bisogni all’ecosistema dell’innovazione”, evidenzia Pierluigi Petrali.
“La campagna di assessment capillare svolta negli ultimi 5 anni ha permesso infatti non solo di promuovere un percorso strutturato per le imprese incontrate, ma anche di raccogliere importanti dati di dettaglio rispetto allo stato della maturità digitale che rivela un quadro variegato rispetto alle differenze esistenti tra settori, dimensioni e processi aziendali”, aggiunge Petrali.
“Il digitale è il driver per affrontare le sfide legate alla sostenibilità e alla competitività”, dichiara Marcello Panzone, “Le aree dove esso è già un fattore di sviluppo per le imprese sono la formazione, la tecnologia e l’internazionalizzazione: capitale umano di qualità, con la crescente necessità per le imprese di reperire risorse umane con adeguate competenze tecniche; l’implementazione di tecnologie come IA che consentano l’aumento della produttività e la gestione sostenibile dei costi, come quelli energetici; la presenza digitale dell’impresa finalizzata ad avere un approccio ai mercati innovativo e dinamico”.