In linea con la facilità di utilizzo, ma più semplici a livello di concept, sono gli EleCylinder prodotti da IAI.
Componenti d’automazione e robot per ogni esigenza: Sinta li distribuisce a tutti i comparti industriali aggiungendo quale plus la capacità di assicurare proposte efficaci e competitive per le diverse problematiche applicative.
di Margherita Lepri
Nata nel 1997, Sinta è ubicata a Milano e distribuisce in Italia componenti per l’automazione industriale leggera e, in particolare, soluzioni di robotica tradizionale e collaborativa: l’ampia gamma di prodotti EPSON, IAI, TM e NACHI si rivolge a tutti i settori industriali. Uno dei plus dell’azienda è la capacità di assicurare proposte efficaci e competitive per le diverse problematiche applicative.
“Ci piace pensare che con il nostro lavoro, fatto di impegno, passione e competenza, non aiutiamo soltanto a scegliere un tipo di automazione, ma anche un tipo di futuro: cerchiamo cioè di portare nelle fabbriche, attraverso i nostri prodotti, un’automazione che garantisca qualità, flessibilità, efficienza e riduzione dei costi, insomma una produttività che porti a un vantaggio competitivo e a un miglioramento di vita sia per chi realizza il prodotto che per chi ne fruisce”, dice l’Ingegnere Giulio Zunino, Business Development di Sinta.
Saldatura ad arco con robot NACHI.
IL VALORE DELLA COLLABORAZIONE
Grazie all’automazione dei processi produttivi, i prodotti realizzati sono in quantità maggiore e di qualità garantita; il lavoro di fabbrica è più “qualificato”, perché i robot supportano il lavoro delle persone che a loro volta collaborano con i robot stessi e ne gestiscono il processo, usando la creatività per affinarlo o reinventarlo.
“I robot tradizionali, SCARA, antropomorfi o cartesiani, e i robot collaborativi di cui noi ci occupiamo, con i nostri partner IAI, EPSON, TM e NACHI, sono parte integrante della fabbrica contemporanea e la collaborazione uomo-robot si trova al centro di una nuova fase di rinnovamento e sviluppo che non solo va veloce, ma accelera addirittura”, spiega Zunino.
“I nuovi robot sono facili da usare e possono lavorare in tutta sicurezza in collaborazione con l’uomo, come i cobot del nostro partner TM. Techman ha sviluppato infatti un robot collaborativo con 6 gradi di libertà e visione integrata: una scelta precisa a favore della semplicità di utilizzo e dell’intelligenza complessiva del sistema robotico. Un unico software che integra il controllo del movimento e della visione, una programmazione a blocchi, con un’interfaccia intuitiva come quella degli smartphone, e la guida manuale del robot rendono anche i non addetti ai lavori in grado di imparare velocemente a installare, configurare e programmare”, dice Zunino. La linea del robot si articola in 4 taglie, con un raggio d’azione che va da 700 a 1.300 mm e un carico utile da 4 a 14 kg, garantendo flessibilità, cioè versatilità e adattabilità a diversi tipi di applicazione: dall’asservimento macchine all’assemblaggio, dal carico-scarico al testing, alla saldatura e molto altro ancora.
SOSTENIBILITÀ ED EFFICIENZA
In linea con la facilità di utilizzo, ma più semplici a livello di concept sono gli EleCylinder prodotti da IAI: veri e propri cilindri elettrici in sostituzione di quelli pneumatici, semplici, ma efficienti e green. Perché? “Da un lato perché non richiedono smaltimento di olio e liquidi come i cilindri pneumatici, dall’altro perché consumano solo 1/10 dell’energia che consuma un cilindro pneumatico e richiedono una manutenzione minima. I cilindri elettrici assorbono potenza solo durante 1/5 del tempo di posizionamento e non ne assorbono affatto quando sono in standby, al contrario di quelli pneumatici, che necessitano di energia lungo tutto l’arco del movimento, standby compreso. Inoltre, con l’aumentare della frequenza del ciclo, il fabbisogno energetico di un cilindro pneumatico aumenta in modo esponenziale, mentre il consumo energetico dei cilindri elettrici ad alta efficienza rimane costante”, spiega Giulio Zunino.
La differenza di consumo energetico aumenta con il numero di cicli di lavoro al minuto. Se entrambi i cilindri funzionano a 10 cicli/min, un EleCylinder utilizza solo 1/3 dell’energia di un cilindro pneumatico. Se entrambi i cilindri lavorano a 30 cicli/min, questa differenza diventa ancora più evidente.
“Non dimentichiamo poi che i compressori che alimentano i cilindri pneumatici dissipano in calore molta parte dell’energia introdotta trasformandone solo una piccola parte in potenza utile; se poi consideriamo il loro costo, più quello del motore, più le perdite dovute all’avvio, al funzionamento e al trattamento dell’aria compressa, ai difetti dei sistemi di distribuzione l’efficienza massima negli impianti con cilindri pneumatici è pari a circa il 30%. Insomma, l’elettrico alla fine dei conti permette di risparmiare, sia a livello energetico che a livello economico, avendo in cambio un aumento della produttività e della vita utile dello strumento stesso. Non male no?”, dice Zunino.
In linea con l’accessibilità, EPSON ha sviluppato per i propri robot un software interessante, con una sorta di programmazione a blocchi “drag & drop” che semplifica moltissimo la realizzazione di un programma per le diverse applicazioni.
ROBOT SCARA E ANTROPOMORFI
E poi ci sono i robot tradizionali come i robot SCARA di EPSON e antropomorfi di NACHI, robot di elevata qualità a livello di caratteristiche tecniche e potenti, sia a livello di meccaniche che di software, capaci di garantire elevate velocità e precisione. “Sono robot tradizionali sì, ma ci sono da un lato implementazioni che possono renderli più accessibili a tutti, anche ai non esperti; e dall’altro invece situazioni in cui al momento non esistono alternative al loro buon utilizzo”, spiega Zunino.
“In linea con l’accessibilità, EPSON ha sviluppato per i suoi robot un software interessante, con una sorta di programmazione a blocchi ‘drag and drop’ che semplifica moltissimo la realizzazione di un programma per le diverse applicazioni. Basta selezionare il tipo di applicazione e di movimento voluto e inserire i valori nelle voci richieste, sia che si colleghi un robot effettivo sia che si lavori con un robot virtuale. Esistono poi applicazioni che non possono prescindere da velocità, precisione, affidabilità nella continuità temporale del lavoro svolto, ambienti difficili in cui il lavoro va svolto: ecco che i robot tradizionali sono ‘la’ soluzione, ancora per un po’ almeno: in quest’ottica NACHI, la nostra nuova partner, garantisce oltre che vastità di gamma, anche dedicazione della stessa (ad esempio la serie studiata appositamente per la saldatura ad arco o a punti e per la pallettizzazione) e una robustezza meccanica davvero apprezzabile. Non tutto ciò che si è dimostrato buono va per forza cambiato in futuro. ‘Gallina vecchia fa buon brodo’ è ancora un detto che ha senso e valore. Anche per i robot, come per le aziende, è il team a fare la differenza”, conclude Giulio Zunino. ©TECN’È
Imballaggio e pallettizzazione con i robot TM presso un caseificio.