I tre bracci robotici collaborativi prodotti da Universal Robots. Si tratta di UR3 (a sinistra), con payload di 3 kg e peso complessivo di 11 kg; UR5, con payload di 5 kg e peso di 18,5 kg; UR10, con payload di 10 kg e peso di 28 kg.
Nel 2009, quando Universal Robots consegnò il suo primo braccio robotico UR5, si è ufficialmente aperta l’era della robotica collaborativa, o dei “cobot”, che ora sta rivoluzionando il modo di concepire l’automazione industriale. Da giugno 2016 l’azienda danese ha aperto una sede in Italia. Qui le sue idee trovano terreno fertile tra le imprese del nostro manifatturiero e i system integrator più innovativi.
di Riccardo Oldani
Quando, nel 2009, una piccola azienda danese di nome Universal Robots (www.universal-robots.com) vendette il suo primo braccio robotico, del peso di solo 18 kg e con una capacità di carico di appena 5 kg, quasi nessuno, se non le persone direttamente coinvolte in quell’affare, si rese conto che si stava aprendo una nuova era nell’automazione industriale. Quel braccio robotico UR5, infatti, che ai tempi la maggior parte degli esperti del settore avrebbero guardato con scetticismo, era in realtà il primo “cobot” della storia a entrare in servizio effettivo. Oggi invece il “cobot”, parola composta che sta per “collaborative robot”, è considerato l’ultima frontiera dell’automazione industriale: uno strumento che non soltanto sta cambiando il modo di fare automazione in un sito produttivo, ma anche la relazione tra gli uomini e i robot. I quali non sono più intesi come strumenti confinati in un’isola chiusa, destinati a svolgere all’infinito e a velocità folli sempre lo stesso compito, ma macchine sempre più intelligenti e docili, capaci di lavorare fianco a fianco con le persone senza creare situazioni di pericolo e di imparare rapidamente nuove funzioni, in un’ottica di massima flessibilità in cui un singolo automa può fare tante cose e non una soltanto.
Alessio Cocchi, Sales Development Manager di Universal Robots per l’Italia.
ESPANSIONE IN ITALIA
Oggi, a 8 anni di distanza da quella prima, storica vendita, Universal Robots è una realtà, ancora agile e piccola rispetto ai colossi mondiali della robotica, ma in forte crescita e con un suo posto riconosciuto nel settore. Nel giugno 2016 ha anche aperto a Torino la sua filiale italiana, per presidiare un mercato che, sottolinea il responsabile Alessio Cocchi, Sales Development Manager, “è il secondo in Europa per quanto riguarda la robotica, con un gran numero di utilizzatori finali in settori quanto mai diversificati, ma anche con moltissimi system integrator che hanno clienti in tutto il mondo e dimostrano ogni giorno grandi capacità e fantasia nell’immaginare nuovi utilizzi per i robot collaborativi”. Abbiamo intervistato Cocchi in un periodo particolarmente intenso per lui e per Universal Robots Italia, nel mezzo di una forte espansione dell’attività, che a pochi mesi dall’avvio prevede già nuove assunzioni e l’allestimento di una nuova sede, sempre a Torino, con tanto di showroom permanente.
SICUREZZA ED EFFICIENZA
I bracci robotici Universal Robots sono tre, UR3, UR5 e UR10, in cui i numeri indicano la portata in chilogrammi. Qual è il loro contenuto innovativo? “Sono studiati – dice Cocchi – per lavorare a stretto contatto con l’uomo ma, al tempo stesso, per garantire la velocità necessaria in un sito produttivo. Possiamo per esempio immaginarli in una funzione di asservimento, in cui lavorano a piena velocità sul lato macchina e più lentamente sul lato operatore per evitare qualsiasi tipo di incidente: sono 15 i livelli di sicurezza di cui sono dotati”. Muoversi più lentamente a contatto con l’uomo significa anche evitare di spaventarlo o di fargli percepire un pericolo: “Tutto nei nostri robot – spiega Cocchi – è studiato per trasmettere un senso di sicurezza, anche il design cilindrico dei vari elementi del braccio, senza spigoli vivi, l’aspetto non aggressivo”. Ma la collaboratività degli UR si spinge oltre e riguarda anche la facilità di programmazione. Universal Robots è un’azienda giovane, composta da persone che sono cresciute nel mondo digitale e hanno una forte propensione verso l’interattività, i tablet, le app. Gli UR, in effetti, si impostano e programmano attraverso un tablet, con un sistema operativo che consente di visualizzare in modo intuitivo le situazioni e attraverso app che consentono di settare gli eventuali accessori, come grip, sistemi di visione o simili. “Può essere reso operativo – dice Cocchi – entro due ore dalla consegna: è alimentato da una normale rete a 220 Volt, riconfigurabile velocemente anche da un operatore a bordo linea, senza particolari conoscenze di programmazione. Ma è anche una potente robot industriale, ormai utilizzato quotidianamente in migliaia di applicazioni reali, dalla manipolazione di pezzi al montaggio, dall’asservimento macchine al controllo qualità, in ogni scenario produttivo, dal manufacturing alla lavorazione dei metalli e della plastica”.
Bracci robotici UR5 lavorano a stretto contatto con le addette di un’impresa manifatturiera con compiti di assemblaggio.
ACCESSORI E FUNZIONI
Innovativo è anche il modo in cui l’azienda ha concretizzato la collaborazione con produttori di accessori e complementi ai suoi robot, con il progetto Universal Robots+, o UR+, che si è tradotto in una sezione del sito (www.universal-robots.com) concepita come una vetrina, dove l’utilizzatore finale o il system integrator può trovare il complemento che gli serve per dare una funzione precisa al braccio robotico. Si possono trovare vari tipi di gripper, sviluppati ex-novo o adattati ai bracci UR da parte dei principali produttori mondiali, oppure accessori, come sensori di forza o di sicurezza, sistemi di visione guida robot, kit per il passaggio cavi, “vestiti” per l’impiego in aree pulite, scanner laser. “Sono tutti accessori certificati e approvati da Universal Robots – dice Cocchi – che ha stabilito con gli sviluppatori un rapporto molto aperto e creativo. Si installano in pochi minuti sui robot e si controllano in maniera intuitiva”.
La collaboratività dei bracci Universal Robots trova riscontro anche nella facilità e intuitività della programmazione, che avviene attraverso tablet e mediante una grafica intuitiva.
VENDITA E ASSISTENZA
Inutile dire che soluzioni così agili hanno subito trovato un forte interesse in Italia tra utenti finali e sviluppatori che producono sistemi di automazione nei più svariati settori. “Vendita e assistenza sono affidati a quattro distributori che coprono tutto il territorio nazionale – dice Cocchi – a cui si aggiunge una rete di system integrator certificati, attualmente sei in Italia ma in crescita, che vengono costantemente aggiornati e formati a tutte le novità in fatto di tecnologie e accessori e che sono in grado di sviluppare ogni tipo di integrazione con i nostri robot. Fermo restando che le soluzioni più semplici e immediate sono alla portata di tutti, anche senza una formazione specifica, grazie alla semplicità di concezione e impiego dei prodotti Universal Robots”. ©Èureka!
I bracci Universal Robots possono essere anche programmati a compiere determinati movimenti attraverso la tecnica del “teaching by demonstration”, cioè conducendo con la mano la testa del robot lungo il percorso voluto. La macchina lo memorizza ed è pronto a ripeterlo.