Leonardo Da Vinci, “Macchina del freddo”, modello in cuoio, legno, metalli, corda, pietra, 176 (h) x 113 x 118 cm. Interpretazione di Alessandro Vezzosi, con la collaborazione di Agnese Sabato. Promossa e finanziata da Sammontana Italia, realizzata dal Museo Ideale Leonardo Da Vinci con Studio M di Andrea Martelli.
È stato Leonardo Da Vinci a progettare la prima “macchina del freddo” della storia: è quanto risulta da un disegno databile 1492, individuato e interpretato da Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci. Con il sostegno di Sammontana Italia, è stato possibile realizzare un inedito modello funzionante e a grandezza naturale di questo antico e ingegnoso antenato dei frigoriferi odierni.
di Paolo Milani
Fra archeologia, storia e leggenda, antichissime sono le testimonianze dell’uso del ghiaccio e della neve per rinfrescare le bevande e conservare gli alimenti. Tuttavia non si hanno notizie di macchine per produrre il freddo o il ghiaccio, ma solo di espedienti basati sulla conservazione, l’evaporazione e la ventilazione naturale o manuale. Nella vita quotidiana delle corti del Rinascimento si accentua l’uso di bevande e dolci a bassa temperatura, con rinfrescatoi, fontane da tavola e “mescitrici”. È in questa cornice che si inserisce l’interesse di Leonardo da Vinci: tra i testi e le tavole lasciati in eredità del genio toscano, è stato infatti ritrovato un disegno autografo databile 1492 che rappresenta una macchina per produrre artificialmente il freddo, accompagnato da una spiegazione teorica per analogia in contrappunto.
Troviamo disegno e spiegazione nel dettaglio di un foglio di 21x15 cm del Ms. A che Napoleone fece trafugare dalla Biblioteca Ambrosiana e che rimase a lungo dimenticato a Parigi con altri manoscritti leonardeschi.
IL DISEGNO AUTOGRAFO
Troviamo disegno e spiegazione nel dettaglio di un foglio di 21 x 15 cm del Ms. A che Napoleone fece trafugare dalla Biblioteca Ambrosiana e che, dopo la caduta del suo impero, fu “dimenticato” a Parigi con altri manoscritti oggi conservati presso l’Institut de France.
Leonardo inizia enunciando i due principi generali in merito alle origini del freddo: per privazione di calore e “per movimento d’aria”. La spiegazione teorica di Leonardo si fonda su un semplice paragone, ovvero sulla similitudine tra il “sommo caldo”, prodotto dai “razzi” di uno specchio concavo che si concentrano in un punto e il “sommo freddo”, prodotto dai soffi di molti mantici, ovvero dei molti beccucci di un grande mantice, concentrati verso un unico punto: un contenitore da refrigerare.
In base al disegno e al testo del foglio 20r e ai dati di studi ed esperimenti in altre carte di Leonardo, si è giunti a definire le caratteristiche, la forma e il funzionamento della macchina del freddo, composta da un grande mantice circolare a tre camere d’aria, realizzato in cuoio (“corame”), con 18 beccucci nella cavità circolare al centro e il piccolo argano a due manovelle che consente di azionare il mantice grazie a tre contrappesi. Nel foglio 15v dello stesso Ms. A, Leonardo disegna la forma a parallelepipedo del peso che esercita la pressione sul mantice, e indica la maniera per calcolare il carico necessario a comprimerlo nel rapporto fra le dimensioni del “boccuccio” e del vuoto all’interno di tutto il mantice.
Sammontana nasce a Empoli negli anni Quaranta come bar–latteria di proprietà della famiglia Bagnoli.
UNA SINTESI DI ARTE E SCIENZA
Certo non era facile produrre il “sommo freddo” e magari ghiaccio con un marchingegno come questa “macchina del freddo”, che tuttavia rappresenta una sintesi mentale del metodo tecnologico di Leonardo. Il modello realizzato è un lavoro originale di arte-scienza che ingloba al centro una scultura come segno di sublimazione, rilevante in senso estetico, concettuale e simbolico: una metafora del ghiaccio pietrificato.
Forse non fu mai realizzata, ma viene da chiedersi in quali occasioni e per quali scopi sarebbe stata utilizzata questa “macchina del freddo”: per raffreddare bevande sicuramente, e magari per i sorbetti e i dolci freddi, e probabilmente anche per prolungare la durata del ghiaccio da introdurre nei rinfrescatoi sulle mense e nei banchetti. Certo Leonardo la progettò quando si trovava nella Milano degli Sforza e organizzava feste di corte.
Nel 1946 Renzo, il maggiore dei fratelli Bagnoli, trasforma il bar-latteria in un vero e proprio laboratorio di gelateria.
Il successo del laboratorio produce nuove risorse che permettono alla famiglia di avviare la produzione di gelati confezionati monodose.
DALLA TOSCANA A MILANO
Sammontana Italia (www.sammontana.it), azienda che opera a Empoli nei dintorni della città natale del genio toscano, per celebrare la sua storia, lo stretto rapporto con il territorio toscano e il genio leonardesco ha promosso e finanziato la realizzazione di questa opera, perfetta testimonianza del collegamento tra alimentazione, scienza e arte. La “macchina del freddo”, realizzata dal Museo Ideale Leonardo Da Vinci con Studio M di Andrea Martelli (www.museoleonardo.com), è stata esposta in anteprima mondiale – fino alla conclusione dell’EXPO – presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, presso la Galleria Leonardo (www.museoscienza.org).
Sempre presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano ha preso vita anche “#FoodPeople. La mostra per chi ha fame di innovazione” che l’azienda ha deciso di sostenere. Sammontana ha messo al servizio della narrazione espositiva la sua storia, la sua tradizione e la profonda conoscenza del sistema industriale, in particolar modo quello della catena del freddo, per raccontare l’evoluzione del sistema alimentare.
Nata negli anni Quaranta a Empoli, dove Romeo Bagnoli si guadagnò un’ottima reputazione per il gelato del suo bar-latteria, realizzato con ingredienti freschissimi e di prima qualità, grazie alla capacità di crescere e di innovare, Sammontana è diventata la più importante azienda del settore a capitale completamente italiano, e che oggi si colloca al secondo posto nel mercato del gelato confezionato in Italia accanto alle grandi multinazionali. Un traguardo importantissimo che si deve alla geniale intuizione della famiglia Bagnoli di utilizzare i componenti dei macchinari trovati in un deposito di ferraglie di Genova, e lasciati dagli americani dopo la guerra, per costruire le prime macchine per la produzione industriale di gelato.
Nel 1959 nasce il “Barattolino”, che propone per la prima volta un gelato mantecato di carattere tradizionale preconfezionato nella quantità ideale per un consumo familiare.