Giuseppe Lesce, Presidente di Federmacchine. Foto: ©UCIMA.
Archiviato un 2020 complicato, sebbene migliore rispetto alle attese stilate a inizio pandemia, nel 2021 l’industria italiana costruttrice di beni strumentali registra una ripresa sostenuta dell’attività: è in sintesi quanto emerge dai dati presentati il 21 luglio da Giuseppe Lesce, Presidente di Federmacchine, in occasione dell’annuale assemblea della federazione delle imprese italiane costruttrici di beni strumentali, cui è intervenuto Maurizio Marchesini, Vicepresidente di Confindustria.
In particolare, secondo i dati elaborati dal Gruppo Statistiche Federmacchine, nel 2020 il fatturato di settore è sceso a 41 miliardi di euro, il 14% in meno rispetto al 2019. Sul risultato ha pesato sia la forte riduzione dell’export – crollato a 28 miliardi di euro, pari al 14% in meno rispetto all’anno precedente – sia il calo delle consegne dei costruttori sul mercato interno, scese del 15% a 14 miliardi di euro.
Pesante la riduzione del consumo, che ha sfiorato i 21 miliardi di euro, rispetto ai 26 miliardi registrati nel 2019 (-18%). Invariato il numero delle imprese e degli occupati: oltre 200.000 gli addetti impiegati nelle circa 5.000 aziende del settore. Questi numeri danno la dimensione dell’impatto della crisi sanitaria sul settore rappresentato da Federmacchine.
Nonostante ciò, occorre ricordare che il risultato finale è stato migliore di quanto non si immaginasse a inizio pandemia. Nel mese di aprile 2020, un’indagine condotta dal Gruppo Statistiche Federmacchine aveva infatti rilevato una stima di calo di fatturato 2020 del 27%, pari al doppio di quello che poi è effettivamente risultato.
“Il contenimento dei danni, perché di questo si è trattato, è stato possibile grazie alla caparbietà delle imprese che, dopo un primo momento di sbandamento causato anche dal lockdown, hanno ripreso in mano la situazione riavviando l’attività in Italia e all’estero, nonostante le limitazioni alla mobilità di merci e persone”, ha dichiarato il Presidente di Federmacchine.
Se guardiamo la serie storica dei dati, la crisi del 2020 ha riportato il settore indietro nel tempo di parecchi anni: i valori di produzione e consumo sono tornati al livello del 2015 e la riduzione dell’export si è avvicinata a quella del 2013. Nonostante tutto, l’apporto del comparto all’economia del Paese si conferma significativo: il fatturato dell’industria italiana del Machinery vale il 2,5% del PIL. Resta invariato il peso del settore su occupazione ed export.
Nel 2020, il saldo complessivo delle merci è stato di +64 miliardi di euro, decisamente più alto rispetto al valore abituale: nel 2019 era di 39 miliardi di euro. L’incremento si spiega anzitutto con il crollo delle importazioni di carburanti per effetto della crisi e del lockdown. In tale contesto, la meccanica ha confermato il ruolo di traino con un surplus di 44 miliardi di euro. Quasi la metà del surplus è attribuibile al settore dei beni strumentali rappresentato da Federmacchine.
Il blocco della mobilità ha inciso notevolmente sull’attività dell’industria italiana di settore oltreconfine, come dimostra il dato di export/fatturato che, nel 2020, si è fermato al 67%. Con riferimento alla distribuzione delle vendite, la quota di fatturato ottenuta in Italia si è attestata al 33%; il 29% del totale è stato destinato agli altri Paesi UE; segue l’export in Asia e America settentrionale, entrambe con il 10%.
“La crisi del 2020 è stata pesante, ma l’anno ha attraversato fasi alterne”, ha affermato Lesce. “I primi sei mesi sono stati i più complessi e il secondo trimestre ha rappresentato un momento buio, anche in ragione del lockdown. A partire da luglio, la situazione è andata via via migliorando. Questo trend ha fatto sì che la chiusura del 2020 fosse migliore di come la si immaginava nella prima parte dell’anno”.
Guardando al 2021, i primi dati confermano una situazione di generale e costante miglioramento. Le esportazioni di macchinari italiani, nel periodo gennaio-marzo, sono cresciute del 6,8%. Le vendite in UE, Extra UE e America meridionale crescono più che in altre aree del mondo. Anche le importazioni italiane del primo trimestre segnano una crescita del 6,7% con una ripresa di attività anche sul mercato interno.
Un’idea di come sarà il 2021 arriva dalle previsioni formulate dalle singole associazioni che fanno capo a Federmacchine. Gli indicatori economici cresceranno in modo sostenuto: fatturato (+11,1%), export (+11,8%), consumo (+9,7%), consegne interne (9,7%) e import (9,7%). L’incremento non sarà sufficiente a recuperare il terreno perso nel 2020, ma permetterà di ridurre il gap con i risultati pre-pandemici.
“Il totale recupero avverrà nel 2022, grazie alla ripresa dell’attività oltreconfine – incentivata e facilitata dal procedere nel mondo della campagna vaccinale – e alla ripresa degli investimenti in nuovi macchinari in Italia, che rilevano molti settori che fanno capo a Federmacchine, sostenuta dagli incentivi 4.0”, ha sottolineato Lesce.
“A tal proposito chiediamo che le misure previste, quali credito di imposta per le nuove macchine e per le tecnologie 4.0, divengano strutturali, così da accompagnare le imprese in un processo graduale e continuo di aggiornamento e trasformazione, indispensabile per vincere la sfida della competitività internazionale”, ha aggiunto Lesce.
Complementare al tema dell’innovazione è quello della formazione 4.0 e dei giovani. Nuove macchine e tecnologie impongono nuove competenze e forza lavoro preparata a operare su sistemi e secondo processi completamente differenti rispetto al passato. “Per questo occorre uno scatto deciso da parte delle Autorità di Governo per aggiornare l’offerta formativa del sistema scolastico a vocazione tecnologica, così da allinearlo all’evoluzione del contesto e da renderlo interessante per i giovani”, ha puntualizzato Lesce.
“In questo senso, crediamo che i fondi resi disponibili dal PNRR per ITS – e destinati alla creazione di laboratori 4.0 e a infrastrutture tecnologicamente avanzate – saranno utili per valorizzare ulteriormente questi istituti da cui ‘usciranno’ giovani professionisti da inserire nelle nostre aziende”, ha concluso Lesce.
Evoluzione del settore di Federmacchine per gli anni 2018-2020. Dati espressi in milioni di euro. Fonte: ©Gruppo Statistiche Federmacchine.