Così come l’elettronica negli scorsi decenni ha trainato lo sviluppo delle altre discipline scientifiche, oggi potrebbero essere le nanotecnologie ad agire da fattore di moltiplicazione innovativa.
Dal computer quantistico ai tessuti sempre in piega, dalle chemioterapie mirate alla superconduttività. Così come l’elettronica negli scorsi decenni ha trainato lo sviluppo delle altre discipline scientifiche, oggi potrebbero essere le nanotecnologie ad agire da fattore di moltiplicazione innovativa. L’Italia, grazie alle sue eccellenze nel pubblico, come l’IIT, la Normale di Pisa o il CNR, e nel privato, pensiamo a ENI, Leonardo Finmeccanica, Bracco…, gioca un ruolo di spicco a livello mondiale, il cui scenario è caratterizzato da indicatori che lasciano intravvedere una crescita più che robusta.
di Alberto Taddei
Spesso sentiamo parlare di Key Enabling Technologies, ovvero di quelle scienze e discipline tecniche che sono state identificate dai legislatori dei vari Paesi come fondamentali per lo sviluppo industriale ed economico nei prossimi anni. Anche la Commissione Europea (www.ec.europa.eu) ne dà una specifica definizione: “[tecnologie] ad alta intensità di conoscenza e associate a elevata intensità di R&S, a cicli di innovazione rapidi, a consistenti spese di investimento e a posti di lavoro altamente qualificati”.
Nel novero delle KET rientrano le nanotecnologie che, a buona ragione, in molti considerano trasversalmente propedeutica allo sviluppo di tutte le altre.
DALLA MEDICINA ALL’ELETTRONICA
Il Comitato Tecnico ISO 229 nel 2011 ha reso la seguente definizione ufficiale di nanotecnologia (quella che segue è la nostra traduzione dall’inglese, ndr): “La nanotecnologia è l’applicazione della conoscenza scientifica per controllare e utilizzare la materia nella gamma dimensionale da 1 nm a 100 nm, laddove accadono fenomeni di natura fisica e chimica completamente nuovi. Ciò spesso consente di scoprire nuove e sorprendenti proprietà che, a loro volta, possono contribuire allo sviluppo di una vasta gamma di nuovi prodotti”. Lo spettro operativo delle nanotecnologie è dunque costituito dalle dimensioni molecolari o, se vogliamo, più propriamente riferibili all’universo atomico. Per dare un termine di riferimento concreto, un nanometro è l’equivalente della miliardesima parte di un metro, cioè un milionesimo di millimetro, una dimensione che possiamo con buona approssimazione dire essere circa 80-100.000 volte più piccola del diametro di un capello umano. È facile comprendere il perché le nanoscienze abbiano un’importanza, e una portata, così rilevanti. Il campo scientifico riferito alle dimensioni infinitesimali è così ampio da abbracciare discipline che vanno dalla fisica quantistica alla biologia molecolare, dalla scienza dei materiali alla chimica supramolecolare. Analogamente i suoi sbocchi sono altrettanto ampi, tanto da comprendere una serie di opportunità e di campi applicativi che, potenzialmente, potrebbero anche essere illimitati: citiamo il medicale (in particolare la medicina oncologica), la microelettronica, il tessile, i trasporti, i materiali ad elevata resistenza, l’energia…
LA FOTOGRAFIA DEL NANOTECH ITALIANO
Grazie ad una serie di eccellenze in ambito sia pubblico che privato e a numerose realtà, soprattutto riconducibili alle caratteristiche dimensioni delle PMI, l’Italia, nel settore delle nanotecnologie, gioca un ruolo di tutto rispetto a livello internazionale. Le attività di ricerca sono ampiamente diffuse su tutto il Paese, con una prevalente aggregazione dei soggetti coinvolti attorno alle più grandi Università. Appare quasi scontato come la maggiore concentrazione di enti e realtà, pubbliche e private, si trovi nel Nord più industrializzato, dove si concentrano il 60% delle attività. Segue il Centro Italia con il 25%, quindi il Sud con il restante 15%.
Questi sono i dati che emergono dall’ultimo Censimento sulle Nanotecnologie in Italia condotto da AIRI/nanotechIT (www.nanotec.it). A livello regionale la Lombardia detiene la leadership assoluta non solo per il maggior numero di strutture, ma anche per il maggior numero di ricercatori e personale specializzato dedicati alle attività di R&S. Già in una precedente ricerca dell’AIRI, la Lombardia era stata identificata come regione di eccellenza in relazione a sette specifici settori: oncologia, biotecnologie, chimica, microtecnologie, fisica dei solidi, telecomunicazioni e chip, energia. Se per quanto riguarda la ricerca quest’ultima può definirsi equamente ripartita tra pubblico e privato, quest’ultimo gioca invece la parte del leone per quanto riguarda gli aspetti commerciali e più concreti. Il 55% circa dei soggetti privati operanti in ambito di nanotecnologie, accanto alla ricerca è infatti impegnato in attività prototipali se non addirittura in progetti pilota, contro il 15% delle strutture pubbliche. A livello business, il 20% dei privati è già pronto con soluzioni commerciali, contro il 5% delle strutture pubbliche.
UN MERCATO DI NICCHIA, MA FORSE ANCORA PER POCO
Chi vuole scommettere sui rendimenti futuri dei propri investimenti si faccia avanti. Quello delle nanotecnologie sembra un mercato di nicchia, ma di grandi promesse: secondo numerosi analisti sono molte le aree che nei prossimi anni ne spingeranno la crescita. Nel quinquennio a venire il mercato mondiale delle nanotecnologie dovrebbe essere sostenuto da alcuni importanti fattori. Tra questi, la domanda di materiali tecnologicamente sempre più avanzati da parte dell’industria, ma anche lo stanziamento di importanti investimenti, sia pubblici che privati, in attività di R&S, partnership e alleanze strategiche tra i vari Paesi. Attualmente sembra essere l’industria biomedica, seguita da quella dell’elettronica e dell’energia, il motore trainante del nanotech, con prodotti di sintesi che, soprattutto nell’industria sanitaria, hanno consentito di ottenere risultati molto significativi. Secondo la società Research and Markets, il mercato mondiale delle nanotecnologie è destinato a raggiungere i 75,8 miliardi di dollari entro il 2020, con una crescita annua composta del 17.5%. Technavio, altra importante società di analisi, si spinge addirittura a prevedere un CAGR (Compound Annual Growth Rate) 2017-2021 del 23,5%; altri parlano di crescite comprese tra il 15% e il 20%. Un balletto di numeri di cui poco importa. Ciò che conta è infatti che tutti siano concordi nel prevedere un futuro di crescita a doppia cifra per il settore. Dati alla mano, secondo Lux Research nel solo 2012 a livello mondiale il totale degli investimenti (enti pubblici, aziende private, piani mirati a livello governativo, venture capital…) ha raggiunto la stratosferica cifra di 18,5 miliardi di dollari, dei quali il 36% stanziati in USA, davanti a Giappone e alcune nazioni europee, tra cui Inghilterra, Germania e Italia. Sempre secondo Lux Research, anche i ricavi ottenuti dai “nano-related products” stanno crescendo a doppia cifra, tanto che i 731 miliardi di dollari di vendite registrati nel 2012 dovrebbero assestarsi a quota 4.400 miliardi di dollari nel 2018, con un sorprendente CAGR del 35%. ©ÈUREKA!