Roberto Rivetti, Amministratore Delegato di Renishaw S.p.A. “Dal momento che, arrivati al fondo dell’iter produttivo, c’è poca possibilità di modificare il risultato ottenuto, Renishaw è concentrata su tutto quello che è il controllo di processo”.
Roberto Rivetti, Amministratore Delegato di Renishaw, riassume quello che è un po’ il cuore della filosofia dell’azienda, le cui soluzioni nascono dalla volontà di risolvere problemi specifici del processo produttivo, incrementandone le prestazioni.
di Elisa Maranzana
Pragmatico, empatico e sicuramente anche molto appassionato del suo mestiere. È così che ci è apparso Roberto Rivetti, Amministratore Delegato di Renishaw S.p.A., quando lo abbiamo intervistato per TECN’É.
Per lui flessibilità produttiva, efficienza e ottimizzazione dei processi sono le colonne portanti dell’industria moderna. Concetti che naturalmente devono andare di pari passo con il tema della qualità.
Con un lungo background nel settore della macchina utensile e dell’automazione, Roberto Rivetti entra in Renishaw nel 1989 con il ruolo di tecnico applicativo per macchine utensili. Da quel momento il suo percorso è rapido e lineare: inizialmente diventa tecnico commerciale per passare, successivamente, a gestire prima la forza vendite e poi, nel 2001, l’intera filiale italiana. Oggi Rivetti è il responsabile di un cluster di filiali che si occupano del sud-est Europa, quindi Italia, Turchia, Ungheria, Israele, a cui si aggiunge tutto il territorio che include Paesi Baltici e Grecia, dove Renishaw non è presente con filiali dirette, ma tramite rivenditori.
Con lui abbiamo parlato di qualità, di strategie, di futuro, ma anche di presente. Un presente molto complesso che sta mettendo a dura prova un po’ tutto il mondo industriale.
Ballbar QC20-W in fase di controllo degli assi macchina.
Lei è in Renishaw ormai da più di trent’anni. E, prima ancora di entrare in azienda, era già utilizzatore dei suoi prodotti. Ci spiega come nascono queste soluzioni? E in che modo sono importanti per il manifatturiero?
Sostanzialmente le soluzioni Renishaw nascono dal desiderio e dall’intenzione di risolvere problemi specifici del processo produttivo, incrementandone le prestazioni. Dal momento che, arrivati al fondo dell’iter produttivo, c’è poca possibilità di modificare il risultato ottenuto, Renishaw ha voluto concentrarsi su tutto quello che è il controllo di processo. Per fare ciò ha sviluppato – prima di tutto – una serie di prodotti per la macchina utensile che permettessero di tenere sotto controllo tutte quelle che sono le variabili di processo per cercare di eliminarne il più possibile. Questo ci ha portato a vagliare i diversi stadi del processo produttivo, dall’idea al collaudo finale, per capire dove fosse necessario intervenire.
Poi, dal controllo di processo, abbiamo voluto orientarci anche su altre aree di competenza che vanno dal controllo delle macchine attraverso laser interferometrici, al controllo del movimento tramite encoder ottici e magnetici, fino alla stampa 3D di metalli.
Sonda Rengage Renishaw in fase di misura.
Secondo lei oggi le aziende manifatturiere prestano maggiore attenzione alla qualità del prodotto rispetto a un tempo? Diciamo rispetto a un ventennio fa...
La risposta immediata che verrebbe da dare è sì, ma richiede un approfondimento. Intendo dire che oggi il concetto di qualità si è trasformato. La qualità è finalmente diventata parte integrante del processo e non è più un accessorio, una sorta di “male necessario” molto costoso con lo scopo di far di capire se l’iter produttivo era stato corretto oppure no.
Questo è accaduto perché esistono prodotti, come quelli a marchio Renishaw, che forniscono una soluzione nel momento in cui può essere più efficace. Quindi che intervengono nel momento in cui, all’interno del processo, si verifica una variazione che può in qualche modo minacciarne la stabilità e la ripetibilità. Variazione che quindi, se individuata tempestivamente, può essere limitata o annullata.
Rivetti: “La qualità è finalmente diventata parte integrante del processo”, dichiara Roberto Rivetti. Nell’immagine: misura utensile con NC4+ Blue.
C’è stato un momento o un episodio preciso che ha segnato questo cambio di tendenza?
Difficile rispondere. Prendiamo l’Industria 4.0 per esempio, un concetto di cui la qualità del processo è parte integrante. Da un certo momento in avanti si è iniziato a parlare di Industria 4.0, spingendo molto su questo tema, dandogli addirittura un nome. In realtà, però, molti dei paradigmi che stanno alla base di questo concetto venivano già trattati e sviluppati dalle imprese da molto tempo. Renishaw, per esempio, è il primo utilizzatore dei suoi prodotti; il che significa che nei suoi processi produttivi il concetto di Industria 4.0 esisteva quasi sin dall’inizio, anche se prima veniva chiamato in modo diverso.
Quindi, tornando alla domanda di partenza, posso dire che sì, ci sono stati momenti in cui si è assistito a un’accelerata di questo cambio di tendenza. Momenti che, in linea di massima, sono stati concomitanti all’introduzione sul mercato di alcuni specifici prodotti o soluzioni. In ogni caso, comunque, si è trattato di una evoluzione che è durata decenni, dall’introduzione dei controlli numerici in poi.
Misura di particolari aerospace con REVO.
Come sta vivendo Renishaw questo particolare momento storico-economico, segnato – fra l’altro – da una pandemia non ancora finita, una guerra e un conseguente innescarsi di dinamiche economiche complesse? E, in generale, quali sono i punti di forza che vi permettono di affrontare le sfide che il mercato via via pone?
Il nostro principale punto di forza è la flessibilità a livello produttivo. Siamo in grado, in altre parole, di individuare tutti i prodotti Renishaw su cui possono esserci dei limiti produttivi – come, per esempio, quelli legati alla fornitura delle materie prime, dei semiconduttori o dei componenti elettronici di qualunque genere – così da andare a riprogettarli con l’obiettivo di ottenere lo stesso prodotto con le medesime caratteristiche e la medesima efficienza, bypassando però il problema dei ritardi di consegna su alcune componenti. Questa nostra flessibilità ci permette di reagire in maniera veloce ed efficace agli imprevisti che di volta in volta si verificano e che, in questo particolare momento storico, sono maggiori rispetto a quelli a cui siamo abituati.
Poi c’è un altro aspetto. Il ciclo produttivo di Renishaw è molto compatto, nel senso che tutti i nostri stabilimenti produttivi sono nel Regno Unito. Ora, è vero che si tratta di una zona considerata ad alto costo di manodopera, ma il fatto di aver messo a punto un processo fortemente ottimizzato ha fatto sì che fosse per noi sempre molto conveniente produrre in Europa e non in paesi in cui la manodopera costava meno.
Questo per noi è sempre stato un grande vantaggio, e – ancora di più – lo è stato durante e dopo la pandemia, perché ci ha permesso di non dover dipendere da una catena di fornitura lunga e distribuita su aree geografiche diverse. Cosa che ha messo in ginocchio la maggior parte delle imprese.
Terzo aspetto che considero un nostro grande punto di forza è l’efficienza produttiva e la gestione Renishaw dei magazzini. Si possono avere infatti anche ritmi produttivi molto veloci, ma i giorni sono sempre di 24 ore e il numero di macchine è sempre lo stesso. Quello che è importante fare oggi è, a parer mio, concentrarsi sull’efficienza produttiva e quindi sul generare un risultato maggiore nello stesso numero di ore o con lo stesso numero di macchinari a disposizione.
Quali sono i vostri progetti e le vostre strategie per il futuro?
Innovare è sicuramente uno dei driver principali della nostra azienda. Ma innovare non vuol dire semplicemente creare prodotti nuovi. Significa anche avere la flessibilità di trasformare, ove necessario, il modo in cui li si produce ricercando con costanza metodi più efficaci, più efficienti, più puliti. Un discorso che oggi assume ancora maggior significato, perché i conti devono quadrare su tutti i fronti: produttivo, economico e anche ambientale.
Ebbene, la filosofia Renishaw tocca tutti questi concetti, perché rendendo più efficiente il processo, si ottiene un costo del prodotto finito più basso, un minor dispendio di energia, nonché una minore immissione di tutto quello che è nocivo per l’ambiente. Un ritorno notevole, a 360 gradi. ©TECN’È
“Il principale punto di forza di Renishaw è probabilmente la flessibilità a livello produttivo”, afferma Roberto Rivetti.