Far leva su ricerca, sviluppo e innovazione, incentivare la collaborazione tra pubblico, no-profit e privato, combattere frammentazione e burocrazia: sono alcuni temi di cui si è parlato nel primo gruppo di lavoro “Premesse programmatiche e rafforzamento dell’ecosistema”, prima tappa del progetto: “Biotech, il futuro migliore per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l'Italia”, voluto da Assobiotec Federchimica.
Il progetto prevede 4 diversi tavoli di lavoro, da giugno a ottobre, e troverà la sua finalizzazione in un Manifesto, ma soprattutto in un Documento di Posizione con proposte operative per la crescita e lo sviluppo del settore, per le imprese e il paese. Serve un piano di lungo periodo, investimenti in ricerca e in innovazione e capacità di attrarre capitali. Non sono sufficienti gli incentivi finanziari, che si riverseranno copiosi come mai prima sul nostro paese, ma è necessario creare un vero e proprio ecosistema favorevole all’innovazione: una fiscalità competitiva per chi investe, una revisione drastica della burocrazia, con semplificazioni mirate su tutta la filiera, che va dal laboratorio al letto del paziente o “from farm to the fork”. Ed è necessario eliminare complessità e lentezze che spesso tengono lontani gli investimenti dal nostro paese.
“Sono soddisfatto di questo primo confronto nel corso del quale sono emersi, fra tutti i presenti, linguaggio comune e analisi condivise, ma anche spunti interessanti per costruire insieme una visione e ancor più delineare proposte operative per la crescita e lo sviluppo del settore delle biotecnologie in Italia e per la ripartenza nazionale”, afferma Riccardo Palmisano, Presidente Assobiotec Federchimica, dopo il tavolo di lavoro dello scorso 22 giugno.
“Abbiamo tracciato le linee guida da seguire per il rilancio dell’Italia e presenteremo una serie di proposte concrete al Governo, a cominciare dal tavolo tecnico della salute, recentemente convocato dal MISE. Il nostro paese ha tante eccellenze lungo tutta la filiera, dal laboratorio all’utilizzatore finale, paziente o consumatore che sia. Vanno individuati gli ostacoli sul percorso e uniti questi puntini dell’eccellenza italiana per costruire un progetto a tutto tondo, capace di valorizzare al meglio i nostri preziosi asset”, aggiunge Palmisano.
“Durante l'emergenza Covid-19 abbiamo visto molte sperimentazioni venire approvate in tempi record”, dichiara Rita Cataldo, Amministratore Delegato Takeda Italia. “Ci piacerebbe che questo modus operandi continuasse anche a emergenza rientrata. L’Italia dispone di un eccellente capitale umano dal punto di vista della ricerca e della scienza, abbiamo ottime università e scuole di specializzazione. Quello che serve sono normative stabili e chiare, che consentano lo sviluppo di piani a lungo termine”.
“Il nostro paese si distingue dagli altri per le punte di eccellenza scientifica delle sue Università e degli Enti di Ricerca, un po’ meno per numero di ricercatori e per attrazione di investimenti dall’estero”, sostiene Piero Salatino, delegato del Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi. “Il MUR è impegnato a varare il Piano Nazionale di Ricerca 2021-27, che prevede un impegno consistente al fine di valorizzare le eccellenze del paese, e a migliorare, con interventi strutturali, alcuni ‘fondamentali’ del sistema della ricerca pubblica nazionale, tra i quali l’interdisciplinarietà”.
“Dobbiamo rafforzare la nostra capacità di ricerca e di trasferimento tecnologico per prepararci a reagire a crisi inaspettate”, sottolinea Marco Simoni, Presidente Fondazione Human Technopole. “La politica industriale coincide oggi con la scienza. Gli investimenti pubblici in scienza, ricerca e innovazione devono essere al cuore degli sforzi di ricostruzione del paese”.
Il progetto “Biotech, il futuro migliore per la nostra salute, per il nostro ambiente, per l'Italia” viaggia su un doppio binario. Da una parte, la costruzione di una visione condivisa con i principali attori delle Istituzioni competenti, base indispensabile per mettere a disposizione dei decisori nazionali e regionali un piano d’azione concreto per lo sviluppo del settore biotech in Italia. Dall’altra, creare maggiore conoscenza e consapevolezza su queste tecnologie attraverso una comunicazione più divulgativa.
“Mai come oggi la ricerca è al centro dell’attenzione pubblica e gli scienziati sono assurti quasi al ruolo di influencer”, dichiara Palmisano. “È dunque indispensabile cogliere il momento per far comprendere il biotech e le sue potenzialità, considerando che, secondo le stime OCSE, nel 2030 saranno biotech l’80% dei prodotti farmaceutici, il 50% dei prodotti agricoli, il 35% dei prodotti chimici e industriali, incidendo nel complesso per il 2,7% del PIL globale, un peso enorme nell’economia del mondo”.
“Insieme all’ICT, il biotech è universalmente considerato il settore a maggior potenziale di ritorno dell’investimento, diretto e indiretto ed è già oggi il motore per l’innovazione nelle Scienze della Vita e nella Bioeconomia che, nel complesso, valgono circa il 20% del PIL nazionale. Su queste basi dobbiamo costruire il rilancio di economia e occupazione in Italia”, conclude Palmisano.
Dopo il primo appuntamenti sono in programma: il 13 luglio l’“Incontro verticale sulle Scienze della Vita”; il 14 settembre l’“Incontro verticale sulla Bioeconomia”; il 12 ottobre la riunione plenaria per “Condivisione e validazione dei contenuti emersi nei lavori dei diversi gruppi”. L’evento conclusivo avrà luogo il 9 novembre: una plenaria e alcuni workshop verticali, avvicineranno il grande pubblico – con particolare riferimento ai giovani – al valore delle biotecnologie e alla filiera del biotech.
L’appuntamento sarà occasione per presentare il Manifesto e il Paper (con dati, percorsi, sfide, difficoltà, relazioni, scenari, visione e proposte concrete) condivisi con le Istituzioni, da mettere a disposizione del Governo per valorizzare la filiera del biotech per il futuro di un’Italia più in salute e più sostenibile.
Riccardo Palmisano, Presidente Assobiotec Federchimica.