Pilz ha sempre avuto come obiettivo primario quello di automatizzare macchine e impianti in modo da garantire costantemente la sicurezza delle persone, delle macchine e dell’ambiente.
Automatizzare macchine e impianti per garantire la sicurezza di persone, macchine e ambiente: è la missione di Pilz, che, all’insegna del motto “the spirit of safety”, è leader nella fornitura di soluzioni verticali per sistemi di sicurezza e controllo.
di Simona Recanatini
Sicurezza. Da sempre, è questa la parola d’ordine, in casa Pilz. Oggi più che mai. L’azienda tedesca, che ha la sede centrale a Ostfildern, vicino a Stoccarda, e vanta 42 filiali e succursali in tutto il mondo, fin dalla sua fondazione, nel 1948, ha sempre avuto come obiettivo primario quello di automatizzare macchine e impianti in modo da garantire costantemente la sicurezza delle persone, delle macchine e dell’ambiente. Una missione che l’ha portata ad affermarsi come leader nella fornitura globale di soluzioni verticali per sistemi di sicurezza e di controllo, che comprendono sensori e attuatori. La gamma dei prodotti è chiaramente integrata con strumenti software, sistemi di diagnostica e di visualizzazione e servizi specifici: sicurezza e automazione, dunque, viaggiano sul medesimo binario e sono offerte al cliente in un’unica soluzione. “All’interno della Divisione Service di Pilz, che di fatto si occupa dei servizi, rientrano la Divisione Consulting, la Divisione Training (corsi sulla sicurezza delle macchine e certificazioni) e la Divisione Engineering, ovvero il supporto delle aziende nella realizzazione pratica delle modifiche, in conformità con la legislazione vigente”, esordisce Paolo Carlo De Benedetto, Safety & Automation Engineer Pilz. “Il mio lavoro principale riguarda l’analisi sul campo, cioè l’analisi su macchine nuove o esistenti, supportando sia i costruttori sia gli utilizzatori finali che, nei propri siti produttivi, hanno in funzione impianti datati, i quali necessitano di essere adeguati alla legislazione vigente”, aggiunge De Benedetto.
Per l’azienda tedesca l’innovazione ha sempre giocato un ruolo da protagonista e rappresenta il vero motore della sua attività. Il segreto? Partire da idee innovative e renderle reali e concrete, sotto forma di componenti, rispondendo alle specifiche esigenze dei mercati industriali. “Dal punto di vista dei prodotti, Pilz si occupa di tutto quello che riguarda il bordo macchina (barriere fotoelettriche, sensori di interblocco, con e senza blocco…) ma anche interno quadro: per valutare i sensori di sicurezza è necessario avere dei dispositivi sicuri che realizzino la logica richiesta dall’applicazione. Pilz offre dunque la consulenza per la progettazione delle funzioni di sicurezza e la fornitura di questa tipologia di prodotti”, spiega Marco Pelizzaro, Divisional Manager Components Pilz.
Secondo Pilz, l’automazione sicura si deve basare su specifici fondamenti di cui fanno parte componenti, sistemi, servizi.
UN PARTNER GLOBALE
Fin dagli anni ’60 l’azienda tedesca ha costruito una rete commerciale e tecnica a livello mondiale, per essere sempre a stretto contatto con il cliente, mettendo a disposizione e applicando le conoscenze delle norme e del mercato locale, operando a livello globale con la medesima professionalità e qualità ovunque nel mondo. Un bel valore aggiunto, che ha senza dubbio contribuito a rendere Pilz un partner strategico per le aziende che costruiscono macchine destinate al mercato estero e per le aziende manifatturiere in tutto il globo. “Pilz si colloca sul mercato come l’azienda leader in ambito sicurezza. Siamo un player internazionale, che può contare su 42 filiali nel mondo, e facciamo esclusivamente sicurezza: siamo degli specialisti in questo ambito, e possiamo contare su un’expertise affinata negli anni”, continua Pelizzaro. Talmente specialisti che addirittura il brand Pilz, spesso, sostituisce per antonomasia il nome ‘comune’ del prodotto, in questo caso la centralina di sicurezza, com’è capitato per altri dispositivi nella storia industriale (per esempio, ‘biro’, che è il cognome di Lazlo Biro, il suo inventore). “Per noi l’innovazione ha sempre rivestito un ruolo importante: ancora oggi siamo un pioniere per l’automazione del futuro”, aggiunge Pelizzaro.
Grazie alla libertà di configurazione dei campi protetti e sottoposti ad allarme e all’adattamento a situazioni strutturali, il laser scanner di sicurezza PSENscan di Pilz può essere integrato in modo ottimale nelle più diverse applicazioni.
PARTNERSHIP A 360°
Pilz, con i propri clienti, concretizza un rapporto di vera e propria partnership. “Nelle nostre attività, definiamo il lifecycle della macchina: partiamo dall’analisi dei rischi, verificando quanto è conforme la macchina allo standard normativo, proponiamo poi delle possibili soluzioni. C’è, successivamente, una fase di progettazione delle soluzioni proposte, una parte d’implementazione, spesso affidata a System Integrator, e di validazione, nella quale verifichiamo che quello che è stato realizzato risponda effettivamente alle norme applicabili”, afferma De Benedetto. “Lavoriamo in tutti i settori industriali, dall’alimentare al Packaging, dall’Automotive alla lavorazione dei metalli, dall’eolico al ferroviario. Portiamo avanti anche progetti in ambito internazionale, con la collaborazione di filiali diverse. Per esempio, se una macchina è costruita in Italia, la nostra filiale effettua tutte le verifiche necessarie e se poi questa macchina viene installata in Francia, è la filiale francese Pilz a effettuare la validazione finale”, prosegue De Benedetto.
PITmode fusion è l’esecuzione modulare del sistema di selezione della modalità operativa: è composto dall’unità di lettura PITreader con tecnologia RFID e da una unità di elaborazione separata (SEU).
IL FRONTE DEI COMPONENTI
Sistemi di automazione dedicati alla sicurezza, dunque. “A livello di prodotti, stiamo lanciando due soluzioni che permettono la selezione modale sicura, con autorizzazione: PITmode flex e PITmode fusion. Il selettore modale è un elemento importante nel comparto delle macchine utensili o nelle applicazioni dove sono richieste diverse modalità di sicurezza per l’uso della macchina. Poiché non tutte le persone hanno le competenze e la formazione per accedere alla macchina, abbiamo introdotto la possibilità di selezionare gli operatori che hanno accesso al selettore modale, associando a questi ultimi un livello di autorizzazione tramite una chiave RFID”, spiega Pelizzaro. PITmode flex è costituito da un PITreader collegato a una CPU di sicurezza PNOZ mB1, dentro alla quale c’è un blocco software che abilita appunto le autorizzazioni e la gestione della modalità. Il sistema di selezione della modalità operativa e di autorizzazione all’accesso PITmode fonde funzioni di Safety e Security in un unico sistema. Tramite dei pulsanti installati nel quadro, è possibile selezionare in sicurezza la modalità operativa e regolamentare così l’autorizzazione all’accesso di macchine e impianti. I dispositivi PITmode possono essere utilizzati in impianti e macchine in cui è necessario commutare tra diverse procedure di controllo e modalità operative. Utilizzando chiavi a transponder codificate e provviste di tecnologia RFID è possibile assegnare a ciascun collaboratore le autenticazioni macchina e autorizzazioni adeguate alle rispettive competenze e mansioni. Nella versione PITmode fusion, l’abbinata del PITreader insieme all’unità di elaborazione sicura (Safe Evaluation Unit) garantisce la modalità operativa predefinita, come, per esempio, l’azionamento automatico, l’intervento manuale in condizioni limitate o l’intervento di assistenza, e ne esegue la valutazione commutandola in modalità sicura a livello funzionale. In questo modo si evitano malfunzionamenti e possibili manipolazioni o manomissioni. E uomini e macchine sono protetti.
I sistemi di sicurezza per ripari mobili PSENmlock offrono interbloccaggio e bloccaggio di sicurezza in un unico prodotto.
LASER SCANNER E BARRIERE
“Sul fronte dei sensori, se penso a un’isola robotizzata bisogna stare attenti che non ci siano pericoli di intrappolamento. Ci sono varie soluzioni: una potrebbe essere l’utilizzo di un laser scanner, PSENscan, grazie al quale si riescono a coprire le aree di sicurezza e a verificare che il riavvio del robot o delle operazioni pericolose possa essere eseguito se non c’è nessuno nell’area. Altre soluzioni per proteggere le persone possono essere costituite dalle barriere fotoelettriche PSENopII, che controllano delle specifiche zone: non hanno zone morte e hanno un raggio di codifica che permette di mettere le barriere vicine tra loro facendo in modo che non si diano fastidio, aspetto molto utile negli ambienti con spazi limitati. Esistono inoltre soluzioni a tecnologia RFID, con o senza blocco: per esempio, abbiamo lanciato un sensore senza blocco con un dispositivo di riscontro (tag) grande come una monetina da 5 centesimi, che permette la progettazione di una macchina con un design più compatto e raffinato. Tra i prodotti RFID con blocco segnaliamo PSENslock e PSENmlock: la differenza tra i due sensori risiede nel principio di sbloccaggio. Il primo si può usare nelle applicazioni in cui c’è la necessità di avere un blocco di processo; per esempio per evitare che un operatore possa fermare la macchina aprendo una porta improvvisamente, escludendo così perdite di tempo legate ai tempi di ripartenza; il secondo, invece, viene usato in applicazioni dove il blocco ha funzioni di sicurezza”, spiega.
PSENmlock è un sistema di sicurezza per ripari mobili che gestisce l’interblocco e il bloccaggio sicuri per la protezione delle persone e del processo fino al massimo livello di sicurezza: la funzione di blocco di sicurezza è realizzata mediante il relativo comando bicanale. Una soluzione ideale per le macchine con un’inerzia pericolosa. Usato insieme con la logica di controllo Pilz rappresenta una soluzione sicura e completa per il controllo dei dispositivi di protezione mobili.
SOLUZIONI ABBINATE
Per quanto riguarda il controllo sicuro dei movimenti, Pilz ha introdotto anche l’encoder rotativo di sicurezza PSENenco, grazie al quale si possono controllare le principali funzioni legate, per esempio, alla velocità e ai movimenti pericolosi in maniera sicura. PSENenco può essere collegato al sistema di controllo sicuro configurabile PNOZmulti 2 o al sistema sicuro programmabile PSS4000 o alla soluzione elettromeccanica di sicurezza PNOZ s30, garantendo una soluzione con alto livello di sicurezza e garantita da Pilz.
Ai sensori con blocco PSENmlock è possibile abbinare le soluzioni PITgatebox, unità di pulsanti per avere elementi di comando e pulsanti supplementari (pulsanti di arresto di emergenza, pulsanti luminosi, pulsanti a chiave). Il loro vantaggio principale è la velocità di collegamento. “Stiamo anche per lanciare una soluzione PITgatebox che prevede la possibilità di integrare un PITreader: l’operatore avrà la possibilità di sbloccare una porta solo se sarà in possesso dei requisiti”, spiega Marco Pelizzaro.
Gli 8 step suggeriti da Pilz per la sicurezza delle macchine.
L’IMPORTANZA DELL’INSTALLAZIONE
Le barriere, i PITmode o i laser scanner di sicurezza devono poi essere installati correttamente sul campo. E qui entra in gioco la Divisione Service di Pilz. “Chiaramente è fondamentale rispettare le norme specifiche di riferimento per calcolare la distanza corretta di installazione di una barriera. Anche i dispositivi di interblocco devono essere installati in base a una specifica norma EN ISO 14119, che, per esempio, per un’elettroserratura differenzia tra blocco funzionale e di sicurezza. Può infatti capitare che un operatore, per fermare una macchina, apra una porta, pregiudicando l’efficienza di produzione”, spiega Paolo Carlo De Benedetto. “È la EN ISO 14119 la norma di riferimento per i dispositivi di interblocco e li classifica per tipologia e livello di codifica (bassa, media e alta): nasce per contrastare il fenomeno della manomissione, che ha portato a molti infortuni sul lavoro. Rispetto a 10 anni fa la situazione della sicurezza sul lavoro è molto migliorata: c’è più attenzione e più coscienza. Mi preme sottolineare sempre che la sicurezza è, prima di tutto, un approccio mentale: se non hai la sicurezza in ‘testa’, puoi istituire tutte le regole del mondo ma ci sarà sempre chi si farà male nel modo più banale. E spesso sono proprio le persone più esperte, che non avendo più la corretta percezione del livello di soglia del pericolo…”, ammonisce De Benedetto.
A proposito dei dispositivi di interblocco con blocco, sono presenti degli specifici accessori (PSENmlock escape release), che non necessitano di alimentazione: se accidentalmente un operatore resta chiuso all’interno di una cella, può premerli per uscire. “Tutte queste situazioni mettono in evidenza che c’è davvero una vasta serie di componentistica da verificare sul campo e che deve essere installata correttamente. La scelta dei componenti, ovviamente, nasce anche dall’analisi dei rischi e dalle valutazioni fatte. Segnalo anche che sono svolti controlli periodici sui componenti per verificare che siano sempre efficienti. Le norme e gli obblighi sono ben definiti a livello legislativo. I costruttori di macchine applicano la Direttiva Macchine 2006/42/CE, che in Italia e negli stati membri della Comunità Europea è recepita come legge dello Stato. Gli utilizzatori finali, invece, applicano la Direttiva attrezzature in Uso 2009/104/CE, recepita in Italia nel Testo Unico D. Lgs. 81/2008. In materia di sicurezza, è il caso di ribadirlo, nulla, proprio nulla, viene lasciato al caso”, conclude De Benedetto. ©ÈUREKA!