Utilizzo del kit sensori Speedy Block su una applicazione di saldatura profili.
Con il nuovo kit sensori, Speedy Block propone uno strumento utile per assicurare il corretto utilizzo dei propri sistemi di serraggio manuali. Compatibile con le serie verticali e orizzontali, massimizza la produttività ed evita potenziali fermi impianto.
di Andrea Pagani
Nelle moderne aziende, l’automazione è uno strumento chiave per ottenere qualità e produttività. È però necessario lavorare in parallelo anche sull’affidabilità di processo: tra i principali problemi che i responsabili di produzione si trovano ad affrontare, i fermi macchina sono infatti i più frequenti.
Nel caso del piazzamento e del serraggio dei pezzi, una mancata o errata esecuzione può richiedere uno stop degli impianti, oltre a un possibile danneggiamento o alla mancata produzione dei particolari. Un costo importante, soprattutto alla luce dei sempre maggiori costi che le aziende devono sostenere e ai conseguenti margini ridotti.
Speedy Block ha risolto ormai da anni questo problema nella propria serie di attrezzi pneumatici dotandoli di sensori utili per assicurare il corretto serraggio. Ma come ottenere lo stesso risultato con i sistemi manuali? La risposta arriva grazie a un nuovo kit composto da sensori induttivi e apposite staffe di fissaggio compatibili con un gran numero di attrezzi manuali della serie verticale e orizzontale.
Speedy Block ha costantemente investito in macchine e impianti per eseguire internamente le operazioni più critiche sui dispositivi di bloccaggio.
AFFIDABILI E SEMPLICI DA IMPLEMENTARE
I sensori induttivi sono molto apprezzati nell’industria meccanica. Costruttivamente sono dei semplici contenitori cilindrici molto robusti (in acciaio inox, nel caso dei modelli proposti da Speedy Block) all’interno dei quali è posizionata una bobina che genera un debole campo magnetico. L’attraversamento di questo campo magnetico da parte di un particolare metallico ne causa una variazione il cui segnale può essere utilizzato per stabilire l’avvenuto posizionamento di un componente. In questo caso specifico, il punto morto dell’attrezzo di serraggio, che ne conferma l’avvenuta chiusura in maniera affidabile e senza contatto.
“Si tratta di un completamento della nostra offerta di dispositivi manuali”, spiega Alexa Grisendi, Sales & Marketing Manager di Speedy Block. “Mentre nelle serie pneumatiche il controllo della corretta apertura o chiusura dell’attrezzo è disponibile praticamente dal loro lancio sul mercato, per quelle manuali mancava una proposta analoga. Per questo abbiamo deciso di sviluppare questo kit adatto anche al retrofit: è sufficiente svitare due viti, collocare l’apposito supporto e fissare di nuovo il tutto. A questo punto il segnale può essere gestito in base alle necessità dell’utente: confermare all’operatore l’avvenuta chiusura di tutti i punti di serraggio con una semplice luce verde oppure dare il via a un processo automatizzato”.
I sensori richiedono pochi milliampere di corrente per funzionare: ciò significa che, anche in presenza di un gran numero di dispositivi, il consumo risulta trascurabile.
L’assenza di parti in movimento li rende inoltre estremamente affidabili e longevi. Non serve nemmeno una particolare manutenzione, se non una semplice pulizia periodica come quella che già viene svolta sulle attrezzature in base alla tipologia di processo che devono gestire.
I kit sono retrocompatibili con le serie manuali verticali e orizzontali.
UNA SOLUZIONE A UN PROBLEMA COMUNE
Chi è incappato in un problema in officina legato al mancato serraggio dei pezzi sa quali possano essere le conseguenze, come pezzi non conformi, rovinati o persino macchine danneggiate.
“Immaginiamo un’attrezzatura posizionata su un tavolo da lavoro lungo alcuni metri, come una dima per saldatura o per la misurazione di un pezzo, sulla quale sono presenti decine di sistemi di serraggio da chiudere e da aprire manualmente ogni volta che viene utilizzata”, prosegue Alexa Grisendi. “Per quanto stia attento, è plausibile che a un operatore ne sfugga qualcuna o che, a causa di urti o vibrazioni, si aprano da sole. Il kit permette di implementare molteplici logiche di controllo, come il monitoraggio remoto dell’apertura e della chiusura dell’attrezzo di serraggio, il rilevamento istantaneo di aperture accidentali o di chiusure non corrette. Ecco perché un sistema sensorizzato garantisce un rapido ritorno dell’investimento in un gran numero di settori. Le abbiamo create per rispondere alle necessità tipiche delle grandi carpenterie, ma le potenziali applicazioni sono moltissime, praticamente tutte quelle nelle quali è richiesto il piazzamento corretto e sicuro di componenti”.
L’installazione è semplice e prevede solo l’utilizzo di due viti.
SERVIZIO COMPLETO
I progettisti di Speedy Block hanno posto grande impegno nello sviluppare un kit che fosse semplice da montare e adatto sia per nuove applicazioni, sia per quelle esistenti. Sono previsti diversi accessori opzionali, come connettori con cavi da 3, 5 o 10 m per assicurare la massima flessibilità in fase di installazione.
Nel caso si rendesse necessaria un’ulteriore assistenza o la creazione di soluzioni ad hoc, l’azienda si distingue per il proprio servizio di consulenza.
“I nostri clienti sanno di poter contare su un nostro consiglio o sull’analisi di una specifica richiesta. Siamo in grado di valutare caso per caso, a maggior ragione con una soluzione nuova come il kit con sensori induttivi. Li abbiamo creati pensando a coprire un’ampia casistica applicativa, ma siamo molto flessibili e possiamo realizzare anche particolari a disegno: è il vantaggio di disporre di uno stabilimento produttivo all’interno del quale progettiamo e costruiamo i nostri strumenti di serraggio”, spiega Alexa Grisendi.
Speedy Block assicura l’elevata qualità di tutto il ciclo di produzione.
Non solo: il lavoro di Speedy Block può definirsi concluso una volta fornito il segnale di conferma dell’avvenuta chiusura, ma qual è il modo migliore di sfruttarlo e come collegarlo materialmente a una centralina o a un altro dispositivo?
“Molti nostri clienti hanno capacità e competenze sufficienti per gestire il segnale in uscita dai nostri sensori, ma non è detto che tutti sappiano come fare o conoscano il procedimento migliore per utilizzarlo”, conclude Alexa Grisendi. “Per questo possiamo indicare anche nominativi di realtà specializzate al fine di sviluppare al meglio l’applicazione e trarre il massimo beneficio dalla sensorizzazione delle attrezzature”. ©TECN’È
In presenza di attrezzi aperti, i sensori inviano il segnale a un quadro di controllo o possono inibire l’avvio di un processo automatico.